Virtuale vs. Reale


Non ho mai considerato il mondo virtuale come un’alternativa a quello reale. Semmai come un’opportunità, la possibilità di entrare in contatto con persone con cui non avrei mai potuto condividere idee, interessi e passioni, persone che nel mondo reale non avrei mai incontrato. Fin da quando sono in rete, e in rete ci sono da ben prima che si diffondesse il web, ovvero l’epoca d’oro delle BBS, di Fidonet e Usenet, ho sempre considerato come un obiettivo importante riuscire, là dove possibile, a conoscere anche nel mondo reale coloro con i quali avevo stabilito una qualche relazione virtuale. La rete permette di andare lontano ma manca di tutta una serie di caratteristiche che sono esclusiva, almeno per il momento, solo della realtà fisica. Come dico spesso, arriva il momento che bisogna “annusarsi a vicenda” per capire se quell’amicizia nata davanti a uno schermo abbia un qualche fondamento. Quando ancora Internet era solo un esperimento riservato a pochi e molti di noi, pionieri della rete, comunicavamo con un modem da 300 baud via BBS, capitava ogni tanto di organizzare da qualche parte un incontro fisico fra tutti coloro che facevano parte di un gruppo di discussione. Mi ricordo ancora una bellissima cena a Bologna. Ho conosciuto tante persone in questo modo e sono nate delle bellissime amicizie e anche qualche relazione, una delle quali dura da più di 23 anni. Anche quando non si organizzava qualcosa tutti insieme, era normale dire a qualcuno: «Ehi, vengo nella tua città per lavoro. Ci vediamo per una pizza o un caffè?»

Adesso sento spesso, parlando con varie persone, un mantra che sinceramente non capisco, ovvero quello di non voler conoscere dal vero persone che magari in rete conoscono da anni. Mi domando perché, soprattutto considerando che spesso si tratta di persone che in rete sono estremamente aperte, a volte persino troppo, dato che raccontano di sé cose o pubblicano foto molto personali. Persone che in rete l’amicizia la concedono a volte con eccessiva facilità ma che davanti alla possibilità di incontrarsi sembrano intimorite se non addirittura impaurite. Probabilmente qualcuna avrà paura del confronto fra la sua immagine “pubblica” e quella privata, o di quello che potrebbe essere un giudizio differente dell’altro al momento di esporsi dal vero. O forse ormai stiamo diventando tutti schizofrenici nel vivere due vite separate, una davanti alla tastiera e una fuori, all’aperto, dove la realtà si può odorare e toccare. Certo è che ci sono persone che in rete si permettono di dire cose a perfetti sconosciuti in un linguaggio che dubito, almeno spero, userebbero con un estraneo nella vita reale. La rete è diventata una sorta di scudo di protezione, che ci nasconde, persino là dove usiamo il nostro vero nome e cognome, ancor di più dove siamo solo un alias o un avatar.

Certo, in rete bisogna fare attenzione: non sai mai chi sia chi e questo, soprattutto per una donna, è un sano principio di comportamento, ma qui non parliamo di amicizie occasionali, che comunque avvengono anche nella vita reale, o almeno erano forse la norma quando ero ragazzo. In qualche modo bisogna pure conoscersi, no? Parliamo di persone che si conoscono in rete da anni, che hanno parlato di tutto e di più, non solo pubblicamente ma anche in privato, su uno dei tanti canali di messaggistica che ormai esistono. E vale sia per gli uomini che per le donne, per chi è giovane e chi ha già una certa età: ci stiamo tutti sdoppiando e le uniche amicizie che riusciamo a mantenere in entrambi i mondi sono spesso quelle nate prima nel mondo reale e solo dopo in quello virtuale. Il che ci riporta indietro di trent’anni, ci fa perdere quel occasione fantastica che fornisce la rete di ridurre a zero le distanze e portare nella nostra stanza un mondo intero.

Speriamo solo che questa tendenza non si consolidi perché ho il sospetto che alla fine vivremo in un mondo in cui la gente parlerà più con le intelligenze artificiali che con quelle umane, visto che con le prime non c’è il rischio per il momento di litigare e, quando ti contraddicono, chiedono sempre scusa.


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