L’evoluzione dell’ascolto musicale segue un andamento che accompagna le variazioni e i gusti di un’epoca: così come noi oggi non ascoltiamo più correntemente brani che apparivano delle “Hit” ancora ai tempi dei nostri genitori, allo stesso modo questo mutamento è accaduto gradualmente per quel che riguarda strumenti e musiche prodotte centinaia di anni fa. Questo cambiamento è accaduto e accadrà sia a causa delle variazioni culturali ma anche in relazione all’evoluzione della tecnologia corrente.
Durante la metà del secolo scorso il settore della così detta “musica classica” è andato incontro alla riscoperta di un particolare ambito, quello che viene definito “musica antica”. La musica antica non è tuttavia una categoria storica e musicale omogenea ma comprende un corpus del quale da secoli era stata interrotta l’esecuzione, riferendosi ad esempio ai repertori rinascimentale e barocco per il quale si cerca di attingere direttamente da fonti originali. La riscoperta della musica antica ha precedenti già nel XIX secolo e anche nel secolo precedente.
Ad esempio nel 1726 fu costituita a Londra la Academy of Ancient Music con la finalità di preservare il repertorio polifonico del XVI secolo. Venne così a essere salvaguardato il repertorio dei maggiori compositori barocchi quali Hendel, Corelli, Pergolesi. Nel 1829 ebbe poi luogo a Berlino la famosa esecuzione della Passione secondo Matteo
di Bach, sotto la direzione di Felix Mendelssohn, anche se non venne adoperato un approccio puramente filologico. La ricostruzione invece della prassi esecutiva storica è l’elemento centrale del movimento iniziato nel 1890 da Dolmetsch a Londra. In questo contesto ebbe largo spazio, oltre alla ricerca stilistica e interpretativa, la ricostruzione relativa agli strumenti musicali, in particolare il flauto dolce e la viola da gamba.
Il primo centro di insegnamento e di ricerca dedicato alla musica antica fu la Schola Cantorum Basiliensis fondata nel 1933 da Paul Sacher e August Wenzinger.
Dopo la seconda guerra mondiale, negli anni’60 e ‘70 la riscoperta del repertorio antico interessò anche l’area belga e olandese oltre a quella austriaca. Nel 1973 fu fondata la rivista Early Music, pubblicata dalla Oxford University Press, considerata fin dall’inizio punto di riferimento per musicologi ed esecutori.
Nel corso degli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso è poi progressivamente aumentato il numero degli esecutori in tutta Europa, Stati Uniti e Giappone, e il concetto di “esecuzione storicamente consapevole” ha preso il posto di quello di “autenticità”.
Questo genere musicale, se così possiamo chiamarlo, viene quindi a distinguersi dalla musica classica, come abbiamo precisato, anche per l’uso di “strumenti musicali storici” alcuni di questi caduti in disuso nella loro struttura originaria. Taluni di questi strumenti caddero nell’oblio nel XVIII secolo ed altri continuarono ad essere ancora usati venendone però modificate le tecniche costruttive e le modalità di realizzazione, anche alla luce delle innovazioni tecnologiche. Gli strumenti antichi o le loro fedeli riproduzioni vengono indicati come “strumenti storici”.
Nell’ambito della musica medievale viene fatto uso ad esempio dei seguenti strumenti: arpa, flauto dolce, liuto, organo e salterio. Nell’ambito rinascimentale: chitarra, vihuela, clavicembalo e clavicordo, cornetto, dulciana, tiorba, arciliuto e chitarrone, viola da gamba e violino.
Nella musica barocca, in aggiunta ai precedenti: corno, fagotto, oboe, tromba e viola d’amore.
Nel novero degli strumenti storici appena citati, possiamo quindi ritrovare l’affascinante “viola da gamba”, uno strumento ad arco dotato di sei o sette corde che si può presentare in varie taglie: da quella di registro più basso, definita violone, passando poi per il basso vero e proprio, giungendo poi a viole più acute fino alla viola da gamba soprano e in ultimo al pardessus.
Vero virtuoso di questo strumento fu Monsieur de Saint Colombe ed è proprio attorno alla figura di questo misterioso musicista che ruota il film “Tous les matins du monde” ,del regista francese Alain Corneau, che da anni non cessa di attrarre e magicamente catturare con le sue atmosfere e la sua colonna sonora. Vero film di immagini, di sguardi, di colori, di inquadrature preziose sembra proiettarci all’interno di quadri di artisti dell’epoca. Tratto dal romanzo di Pascal Quignard, narra della rivalità tra Monsieur de Sainte Colombe e il suo allievo Marin Marais, vissuto a cavallo tra la metà del 1600 e i primi anni del 1700, ed è quindi un appassionato omaggio alla musica francese del XVII e XVIII secolo.
L’ambientazione ricostruisce in maniera affascinante e minuziosa gli interni ed esterni di un’epoca così lontana dalla nostra e la fotografia si fonde con il canovaccio musicale rendendo questo film un evento che rimane insuperato e non cessa di attirare spettatori sia nell’ambito degli addetti ai lavori che nel grande pubblico non specialistico. Vengono così a fondersi temi di carattere filosofico, morale, artistico che appaiono tra le righe della quotidianità dei personaggi in cui la musica agisce da collante e da filo conduttore della narrazione.
La colonna sonora è un vero capolavoro eseguito magistralmente da uno dei violisti più conosciuti e ricercati della nostra epoca, il catalano Jordi Savall. Brani di Marais e Sainte Colombe si alternano a quelli di vari altri musicisti dell’epoca e si intrecciano con lo svolgimento della trama.
Tutte le mattine del mondo sono senza ritorno
è la conclusione a cui giunge l’ormai maturo Marais, ormai violista e compositore alla corte del re di Francia Luigi XIV, ricordando l’incontro con il suo mentore Monsieur de Sainte Colombe.
Le atmosfere tardo seicentesche della storia si dipanano dall’austerità della dimora del gambista ugonotto allo sfarzo della corte del Re Sole.
In realtà della vita di Monsieur de Sainte Colombe poco si conosce, a eccezione delle brevi note biografiche contenute nel trattato di Titon du Tillet del 1723 secondo cui il musicista avrebbe personalmente istruito alla viola da gamba le sue figlie Françoise e Brigitte, che lo avrebbero poi accompagnato nella sua attività concertistica, che si suppone si sia svolta mantenendo le proprie esibizioni in una ristretta cerchia locale di nobili e amici. Nonostante la sua ritrosia sappiamo però che Saint Colombe godesse di una elevata considerazione tra i suoi contemporanei.
Dopo secoli di oblio la sua figura è tornata all’attenzione del grande pubblico grazie a questo meraviglioso film in cui il suo ruolo è interpretato da Jean-Pierre Mireille e quello di Marin Marais da Gerard Depardieu.
Seguendo il filo della narrazione, dopo la morte prematura della moglie, Saint Colombe conduce una vita di totale ritiro, immerso nelle sue proprietà di campagna dove si dedica unicamente alla musica, adottando uno stile di vita all’insegna di un assoluto rigore e nel continuo rimpianto e ricordo dell’amata moglie scomparsa. Vivono con lui le sue giovani figlie che introduce ed educa allo studio della viola da gamba. Marin Marais ambizioso giovane musicista, attratto dalla fama del maestro, si presenta alla sua porta riuscendo a vincerne l’iniziale ritrosia e scontrosità. Grazie anche al ruolo esercitato dalla più grande delle figlie del maestro, riesce a frasi accettare come allievo.
Dopo un primo periodo in cui l’anziano maestro comincia a dedicarsi alla sua formazione sorgono però degli intensi dissapori, apparentemente di natura musicale, ma in realtà scaturiti da una visione della vita profondamente differente. La tensione tra maestro e allievo cresce progressivamente fino ad arrivare all’esplosione quando la figlia di Saint Colombe, innamorata del giovane Marais, lo conduce a nascondersi, al fine di carpire i segreti della sua tecnica, sotto il pavimento in assi di legno del suggestivo capanno di campagna dove il maestro si rifugia e si dedica alla sua musica. Questo luogo è il solo spazio dove vive a pieno i suoi ricordi e le sue emozioni che usualmente tiene ben nascoste. Il maestro si accorge però dell’inganno e allontana definitivamente e in maniera molto burrascosa l’allievo. Alla vicenda che si dipana tra i due musicisti si intreccia la storia d’amore nata tra il giovane Marais e Madeleine, una delle due figlie dell’austero musicista. Questa relazione amorosa si troverà a soccombere a causa dell’allontanamento del giovane, indirizzato verso una vita piena di successi e di vacuità vissuta nell’ambito della corte del Re Sole.
Passati ormai anni, Marais, divenuto un musicista famoso e apprezzato, inserito all’interno della nobiltà, conduce una vita molto mondana e piena di sfarzo. Ma proprio a questo punto subentra in lui una profonda crisi personale ma parallelamente artistica, che gli fa realizzare quanto l’esperienza all’interno della corte sia vacua e lontana dalla vera arte. Decide quindi di ritornare dall’antico maestro per ottenere da lui un’ultima lezione che riguarda in realtà la parte più importante dell’essenza di Sainte Colombe: la musica è fatta per parlare di ciò che le parole non possono esprimere e se coltivata consente il ricongiungimento dell’essere con la sua parte più profonda, dove ha sede ciò che è morto o che non è mai nato. Nel suo suggestivo capanno suonerà una sua composizione, “Les pleurs”, le lacrime, che quando eseguita gli consente di incontrare ancora magicamente sua moglie, anche nella sua fisicità e nel suo respiro, assaporando con lei ancora una volta le cialde e il vino rosso che lei prediligeva.
Un ultimo intenso colloquio tra allievo e maestro verterà sull’essenza interiore e chiuderà il film con una promessa: Saint Colombe, che non aveva mai pubblicato le sue opere, va a donare a Marin Marais il libro delle sue composizioni quasi a voler identificare nell’allievo un ponte verso il futuro, affinché l’umanità possa continuare a gioire e in tutte le mattine del mondo la morte non abbia il sopravvento.
Nota particolare merita la sopracitata colonna sonora del film e che ne è vero elemento centrale, con le musiche di Marin Marais, Saint Colombe, Lully, Couperin, con la magistrale esecuzione e direzione di Jordi Savall, sono ormai divenute un classico irrinunciabile. Da ricordare tra i brani, solo per volerne citare alcuni: Les pleurs (eseguito dalle viole di Jordi Savall e di Christophe Coin); La réveuse (eseguito da Jordi Savall e Rolf Lislevad al liuto); le improvvisazioni sulle follie di Spagna (eseguito da Jordi Savall); Tombeau pour Monsieur de Saint Colombe (eseguito da Pierre e Jerome Hantai con Rolf Lislevand ); Le badinage (eseguito da Jordi Savall).
Per approfondire
- Pascal Quignard,
Tutte le mattine del mondo
, edizioni inTransito; - M. Titon du Tillet,
Le Parnasse francois
, Paris impremerie de Jean Baptiste Coignard 1732; - Bernard D. Sherman,
Interviste sulla Musica Antica
, EDT; Tous les Matin du Monde
, colonna sonora originale del CD, Alia Vox.
Articolo stupendo. I miei complimenti