Quel giorno del 1967


CORRIERE D’INFORMAZIONE

Roma, 26 luglio 1967

Estate 1967: non si rompe la cappa dell’afa

La grandine squassa Milano
A Roma si soffoca: 42 gradi

Il numero del 26/27 luglio 1967 del «Corriere d’Informazione», una testata pomeridiana del Corriere della Sera, pubblica un articolo in cui si dice che Milano era stata colpita da un violento nubifragio e grandine, mentre a Roma il termometro aveva raggiunto i 42 gradi all’ombra. Questo fatto viene spesso citato per dimostrare che il caldo estremo non è una novità e che quindi il fatto che negli ultimi anni la temperatura media globale del pianeta sia costantemente cresciuta, è semplice allarmismo.

È così? Siamo di fronte a un complotto di decine se non centinaia di migliaia di ricercatori ed esperti del settore che per qualche oscuro motivo vogliono convincerci a comprare machine elettriche, come dicono alcuni?

Iniziamo dai fatti. Innanzitutto la misurazione non era ufficiale. Lo stesso articolo afferma che ieri nel centro della città sono stati registrati 42 gradi all’ombra e 38 al centro di osservazione di Roma nord. Quindi, i 42 gradi sono stati registrati da non si sa bene chi, mentre la registrazione ufficiale è stata di 38 gradi. Ma in realtà non è neppure quello il valore massimo registrato. Se non ci credete, contattate l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e vi confermerà che la temperatura massima registrata a Roma in quel periodo era di stata “solo” di 35,6 gradi mentre temperature superiori ai 40 °C sono state registrate in seguito solo a partire dal 2005.

A questo punto il complottista di turno dirà che i dati sono stati alterati e che fa parte tutto comunque dello stesso complotto di cui sopra, che non ci si può fidare dei dati registrati.

Andiamo avanti, allora, e chiariamo un punto importante. Nel passato ci sono stati sicuramente periodi di caldo torrido, anche elevati. Io stesso ricordo una tremenda estate in Grecia, durante una vacanza, in cui la temperatura arrivò proprio a 42 gradi. Tuttavia questi periodi erano passeggeri, ovvero non influenzavano significativamente il bilancio termico mensile. Per capire la differenza dobbiamo andare a vedere i diagrammi delle anomalie della temperatura media mensile. Quel famoso luglio del 1967, chiuse con un’anomalia di -0.59 °C rispetto alla media 1991-2020, che useremo come riferimento. Per fare un paragone con la situazione attuale, il luglio 2024 ha registrato un’anomalia di +2.08 °C a livello nazionale.

Ricordatevi che qui stiamo parlando di riscaldare enormi masse d’aria. Due gradi possono sembrare pochi ma la quantità di calore, ovvero di energia, che serve a scaldare una parte significativa della nostra atmosfera anche di un solo grado è enorme. Per comprenderlo, facciamo una disgressione e usiamo come esempio il riscaldamento delle acque del Mediterraneo, così il calcolo è più semplice.

Il Mediterraneo ha una superficie di circa 2,5 milioni di km² e una profondità media di circa 1,5 km. Quindi contiene approssimativamente 3.750 milioni di miliardi di litri. Dato che la densità dell’acqua è di circa un kg per litro e che il calore specifico dell’acqua è di 4186 J/kg°C, la quantità di calore necessaria per riscaldare l’acqua del Mar Mediterraneo di un grado Celsius è approssimativamente 1,57 per 10²² joule.

Se non siete abituati a questo genere di calcoli e a queste unità di misura, probabilmente questo numero non vi farà alcuna impressione. Proviamo quindi a dimensionarlo su qualcosa di più vicino alla vostra esperienza. Intanto trasformiamo la notazione scientifica, quella che usa le potenze di 10, in qualcosa di più familiare, ovvero 15.700 miliardi di miliardi di joule. Ma quant’è un joule? Partiamo dal consumo medio di energia elettrica pro capite in Italia. Secondo le statistiche più recenti, siamo intorno ai 1.400 kWh all’anno. A Roma ci sono circa 2.873.000 di abitanti. Quindi i romani consumano ogni anno poco più di 4 miliardi di kWh. Un kWh corrisponde a 3,6 milioni di joule, per cui a Roma, ogni anno, si consumano circa 14,48 milioni di miliardi di joule.

A questo punto abbiamo un raffronto: per scaldare di un grado il Mediterraneo serve una quantità di energia pari a poco più di un milione di volte il consumo annuo di energia della Capitale.

Ricapitolando: una cosa è avere avuto qualche giornata di caldo torrido in questa o quella città italiano in passato, un’altra cosa è avere un evento persistente di caldo che impatta pesantemente il bilancio termico mensile. La vera differenza sta nel cambiamento delle caratteristiche delle ondate di caldo: intensità, persistenza e frequenza. Questo è il punto cruciale che spesso viene frainteso. È la stessa differenza che avere un crampo a un polpaccio e soffrire invece di fibromialgia. Il singolo crampo può anche essere più doloroso, rispetto al dolore medio indotto da una patologia persistente, ma soffrire di una sindrome caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso e cronico è ben altra cosa. E questo è il cambiamento climatico: una patologia diffusa e cronica del nostro pianeta.


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