Reti sociali: la nuova generazione


Una delle accuse che più frequentemente vengono fatte alle reti sociali è che sono “roba da sfigati”, pensate per persone che cercano nella rete l’illusione di avere tanti amici perché non sono capaci di farseli nella realtà. La maggior parte di quelli che hanno un account Facebook o Twitter, in realtà ha amici e conoscenti come chiunque altro e molti di loro fanno anche parte della sua rete sociale; tuttavia è pur vero che ci sono persone che trovano nella rete quell’interazione sociale che non sono riusciti a costruirsi nella realtà, molto spesso anche per colpa di pregiudizi e discriminazioni.

Ci sono infatti persone timide o che hanno difficoltà a relazionarsi con gli altri e che trovano nella rete uno sfogo che permette loro di vivere una doppia vita, ma ci sono anche persone che, perché disabili o non rispondenti ai criteri di “normalità” che la nostra cultura spesso impone, riescono a dare una prospettiva di sé agli altri non filtrata da preconcetti e tabù.

Tutto ciò, tuttavia, sta per cambiare. Strumenti come Foursquare, Ban.jo, Instagram e Pinterest, solo per nominarne alcuni, permettono di trasferire almeno parte della propria rete di relazioni virtuali nel mondo reale. In pratica, grazie al fatto che sempre più spesso siamo in collegamento con la rete tramite apparecchi portatili, come cellulari avanzati e tavolette, il divario fra mondo reale e mondo virtuale si sta chiudendo sempre di più fino a che non arriveremo davvero a quella realtà totale da me ipotizzata diversi anni fa.

Da una parte, infatti, questi strumenti ci permettono di condividere sempre di più ogni nostra esperienza reale all’interno della rete — dal luogo in cui ci troviamo allo spettacolo che stiamo seguendo e magari con chi — dall’altra, essi ci danno l’opportunità di incontrare dal vero persone che abbiamo conosciuto solo in rete nel momento in cui ci dovessimo trovare per caso nello stesso luogo. In pratica ci danno la possibilità di conoscere i nostri contatti virtuali e quindi anche l’opportunità di farli diventare davvero amici nel senso stretto del termine.

Che poi questo possa non avvenire, che si possa rimanere delusi, che le cose possano non andare come uno si immaginava, in fondo è quello che succede continuamente nella vita reale. Non rappresenta quindi un limite di questi strumenti ma piuttosto evidenzia come il gettare quest’ultimo ponte fra reale e virtuale, creando così un’unica realtà senza soluzione di continuità, ci permetta di scoprire il vero valore delle reti sociali, ovvero noi stessi.


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