Tanti saluti


Ma quello che Elon Musk ha fatto durante la cerimonia di insediamento del 47° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, era davvero il saluto nazista?

Difficile dirlo. Certo è che oggi tutti noi associamo quel saluto ai nazisti, ma qual è la sua origine? Di certo non romana, sebbene molti lo chiamino “saluto romano”. Non abbiamo alcuna evidenza storica che venisse usato nell’antica Roma. In effetti, se andiamo ad analizzare i tanti bassorilievi romani che mostrano scene di giuramenti o di saluti, nessuna rappresenta il saluto in questione.

Ma allora, qual è la sua origine?

Quando nel 1892 lo scrittore Francis Bellamy compose il testo del giuramento di fedeltà alla bandiera statunitense, vi aggiunse anche un saluto a braccio teso in avanti, verso la bandiera. Bellamy diceva di essersi ispirato al saluto romano ma, in realtà, sebbene alcune statue, come quella di Marco Aurelio, mostrino il gesto di alzare il braccio, questi è sempre piegato e il palmo è rivolto in avanti, con le dita vicine ma non unite.

Già prima della marcia su Roma, nel 1922, tuttavia, il saluto a braccio teso venne adottato dalle camicie nere e poi ufficializzato nelle amministrazioni pubbliche italiane con un decreto del 1925. Fu allora che nacque il mito del “saluto romano”, grazie anche ad alcune rappresentazioni tarde di quadri come il «Giuramento degli Orazi» di Jacques-Louis David. In seguito lo stesso saluto fu adottato dal Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori e divenne il saluto ufficiale del nazismo nel 1933.

Fu per questo che il presidente Franklin Delano Roosevelt decise nel 1942 di sostituire il saluto di Bellamy con il gesto della mano sul cuore come saluto alla bandiera durante l’esecuzione dell’inno nazionale americano.

E torniamo a Elon Musk. Possiamo ritenere che quello che ha fatto sia il saluto nazista oppure no? In realtà, se andiamo a vedere i vari comizi di politici, sia repubblicani che democratici, quel saluto è più comune di quanto sembri, come è comune quello col pugno alzato. Quest’ultimo è stato usato più volte da Trump, ma era comune anche fra i neri d’America quando lottavano contro la discriminazione negli anni Cinquanta ed è ovviamente ben noto essere il classico saluto comunista.

Cosa ne possiamo concludere? Innanzi tutto che ci sono gesti che sono piuttosto comuni in politica e che, sebbene siano diventati in certi periodi storici, dei simboli di una specifica ideologia, non è strano vederli usare fuori da quel contesto. In secondo luogo, che più che il saluto, bisognerebbe capire se si voglia o meno con quel saluto mandare un determinato messaggio e quello non lo si evince dal gesto in sé ma da cosa quella persona dichiari. Essere fascisti non è questione di saluto, sebbene chi lo è lo usi per dichiarare la propria fede: essere fascista è questione di comportamenti e su quelli c’è meno margine di interpretazione.

Quindi la mia opinione è di concentrarci meno sul singolo gesto e più sulle parole e soprattutto sulle azioni di questi personaggi, perché spesso usano certi atteggiamenti e determinate parole per accentrare l’attenzione dei media su questioni secondarie e far passare sotto silenzio invece decisioni ben più importanti per il futuro di tutti noi.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*