I diritti come risorse


Da tempo, diverse organizzazioni femministe e le loro controparti che si battono per i diritti LGBTQ+ sono entrate in conflitto aperto tra loro. Non è la prima volta che accade: organizzazioni impegnate nella lotta per i diritti civili si sono spesso trovate in disaccordo non solo con governi e oppositori, ma anche con altre realtà che perseguivano il riconoscimento di determinati diritti per gruppi differenti.

Perché? Senza entrare nel merito delle specifiche rivendicazioni, dobbiamo pensare ai diritti come a delle risorse. In natura, sappiamo bene come quando due o più specie competono per le stesse risorse, entrino inevitabilmente in conflitto e non sempre questo genere di conflitti sono sanabili o riconducibili a un accordo fra le parti.

Qui la situazione è la stessa: ci sono delle risorse, risorse che hanno quasi sempre, anche se molti non ne sono consapevoli, implicazioni di carattere economico o legate a interessi e potere, alle quali determinate categorie vogliono accedere. Ricordiamo che “i diritti non esistono”, ovvero, non esiste un unico criterio universalmente riconosciuto che permetta di stabilire senza ombra di dubbio cosa sia un diritto e cosa non lo sia. Di fatto, per definizione, i diritti sono quelli che qualcuno riesce a farsi riconoscere come tali.

Detto questo, se un candidato a essere un diritto è di fatto una risorsa, allora ci sarà qualcuno che la “possiede” e qualcuno che la richiede. Chi la possiede è chi deve concedere quel diritto: un governo, un’istituzione, la stessa opinione pubblica, ovvero la società. Dall’altra parte c’è una categoria, non necessariamente una minoranza, che la rivendica.

Il problema è quando le rivendicazioni di diritti diversi collidono fra loro, per cui chi la deve concedere, o favorisce gli uni oppure gli altri, perché non sempre è possibile un compromesso. Questo è il caso, in questo momento, delle rivendicazioni femministe e quelle della comunità LGBTQ+. Non su tutti i fronti, ovviamente, ma esistono forti attriti su vari aspetti, il che avvantaggia coloro che non hanno alcuna intenzione di concedere tali diritti né a un gruppo né all’altro.

In un momento storico in cui si stanno facendo ampi passi indietro su tutta una serie di diritti che si pensavano già acquisiti o comunque in buona parte riconosciuti, tali conflitti sono una manna dal cielo per conservatori e gruppi reazionari, che vedono in queste divisioni un’opportunità per indebolire ulteriormente i progressi sociali e mantenere lo status quo.


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