Questa volta vorrei parlarvi di due notizie. La prima riguarda l’attuale presidente e amministratore dell’ANAS, Pietro Ciucci, la seconda una bambina di nove mesi che vive a Milano
Iniziamo da Pietro Ciucci. Nell’estate del 2013 Ciucci, allora direttore generale dell’ANAS, decide di lasciare l’incarico. Chiunque si limiterebbe a dare le dimissioni, ma lui fa di più: decide di autolicenziarsi. Ovviamente con una buonuscita di ben un milione e 825.745,53 euro. Peccato che commetta un piccolo “errore”: si dimentica di darsi il preavviso. Già, perché la legge, giustamente, prevede che un dipendente venga preavvisato in caso di licenziamento, pena un’indennità per il mancato preavviso. Infatti, nel calcolo della buonuscita ci sono 779.682,83 euro per “l’indennità di risoluzione senza preavviso” e 266.379,00 euro per la “risoluzione consensuale del rapporto di lavoro”. Il che lascia un tantino perplessi: come si fa ad aver risolto consensualmente un rapporto di lavoro senza essere stati preavvisati della suddetta risoluzione? O l’una, o l’altra, giusto?
E veniamo alla seconda notizia. A Milano, in una palazzina del civico 13 di via Filippo Severoli viene trovata morta una bambina di soli 9 mesi. Sono stati gli stessi genitori a chiamare il 118, una coppia di quarantenni con gravi problemi economici che tuttavia non aveva mai chiesto aiuto ai servizi sociali. Chi parla dei due li descrive come una coppia dignitosa; entrambi disoccupati, vivevano con un nonno della piccola; forse si vergognavano a chiedere aiuto, ancora la situazione non è chiara.
Che relazione c’è fra queste due notizie? Di fatto nessuna. Sono completamente scorrelate fra loro. Possiamo affermare che per il comportamento di Pietro Ciucci si possa configurare una precisa ipotesi di reato? No. Forse a fronte di un’ulteriore indagine verrà fuori qualche illecito, ma tecnicamente quanto avvenuto potrebbe essere del tutto legale. Possiamo parimenti affermare che la morte della bambina sia da attribuire all’incuria dei genitori? Forse, ma fintanto che non verranno fatte ulteriori indagini è difficile stabilire quanto quello che è successo dipenda da ignavia, ignoranza o piuttosto sia la conseguenza di una situazione economica dalla quale i due genitori non sapevano come uscire e della quale si vergognavano.
Quello che tuttavia possiamo dire è che negli ultimi anni di casi come quello di Pietro Ciucci ne abbiamo visti tanti. Imprenditori, funzionari pubblici, politici che approfittano della loro posizione per guadagnare in una volta sola cifre che potrebbero sfamare intere famiglie per anni, spesso approfittando di leggi e regolamenti che sono in molti casi espressione di quella stessa classe corrotta che poi se ne avvale. E poca importa se in questo o quel caso risulti che tutto si è svolto all’interno dei confini della legalità, anche perché di quali confini si tratti spesso viene stabilito da magistrati con sentenze discutibili che lasciano ben più di un interrogativo, come è successo recentemente con l’assoluzione di Matteo Renzi da parte del giudice Martino Colella, poi nominato dallo stesso Renzi Presidente della Corte dei Conti. Renzi aveva infatti subito ben due condanne per danno erariale per la vicenda degli incarichi dirigenziali conferiti senza concorso né laurea al personale di staff della sua segreteria. Ebbene, Colella, assieme ad altri quattro magistrati, lo ha assolto in Appello con la motivazione che era un «non addetto ai lavori» e quindi poteva non percepire l’illegittimità degli atti che autorizzava. In barba al principio che «ignorantia legis non excusat».
Così come possiamo dire che di casi come quello della bambina di Milano ne stiamo vedendo sempre di più. Uomini e donne che si suicidano per aver perso il lavoro o il negozio, che vengono arrestate per piccoli furti al supermercato o che si vedono togliere i figli per non essere più in grado di mantenerli. Una situazione di degrado dovuta a una presunta crisi economica che sembra tale solo per la gente comune ma sembra non toccare per niente i soliti noti. Così, mentre un’intera classe di politici e funzionari se ne torna a casa con pensioni di svariate decine di migliaia di euro al mese, una vera e propria armata di anziani deve sopravvivere con meno di ottocento euro mensili e altrettante famiglie di giovani e meno giovani ce la fa a stento solo grazie all’aiuto di parenti e amici, almeno i fortunati che ce li hanno e li hanno disposti ad aiutarli.
Ora, se questi due casi fossero casi sporadici, più l’eccezione che la regola, la questione potrebbe chiudersi qui, ma la verità è che di casi di corruzione, di cattiva amministrazione, di vere e proprie truffe nei confronti dello Stato e quindi nei nostri confronti, ormai ce ne sono ogni giorno, e parliamo solo di quelle che vengono alla ribalta dei media. Così come sono sempre più i casi di degrado e di sofferenza che colpiscono tante famiglie italiane. Date solo un’occhiata al vostro quartiere e iniziate a contare i negozi che chiudono e le attività che falliscono.
Ecco allora che diventa ancora più intollerabile accettare casi come quelli di Ciucci e non ha la minima importanza se da un punto di vista tecnico si possa o meno configurare un’ipotesi di reato. Certi comportamenti, certe situazioni, potranno anche essere giustificate con leggi e regolamenti ma sono eticamente inaccettabili, proprio perché dall’altra parte quelle cifre che vengono distolte dal nostro bilancio pubblico per arricchire questi individui avrebbero potuto essere usate per aiutare tante persone bisognose. E così, mentre si parla di sacrifici, di tagli alla spesa pubblica, di incremento delle tasse, che rendono sempre più critica l’economia del Paese e quella di tante famiglie, un ristretto gruppo di persone continua ad arricchirsi in modo più che discutibile alla luce del sole, senza neppure avere il buon gusto di nascondere il loro operato, perché tanto sanno che non possiamo farci niente, grazie al fatto che ormai la corruzione ha contaminato ogni livello di ogni istituzione dello Stato, inclusa la Magistratura.
E saperlo, vederlo addirittura pubblicato sui giornali, non cambia nulla, perché siamo del tutto impotenti contro di essa. Solo una rivoluzione potrebbe cambiare le cose, ma noi italiani, si sa, siamo “brava gente”, e la brava gente non fa le rivoluzioni. La brava gente soffre in silenzio sperando che prima o poi le cose cambino. Ma perché dovrebbero cambiare se tutto sommato fanno decisamente comodo? A loro, ovviamente.
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