Cento colpi di spazzola


La libreria era piccola, poco più larga della vetrina del negozio. Uno di quei posti dove i libri sono sparsi un po’ dappertutto: sugli scaffali, sul bancone, vicino alla cassa, persino su uno sgabellino posto accanto alla porta d’ingresso. Pochi volumi per ogni titolo, ma i titoli accuratamente selezionati. Era cioè il genere di libreria alla quale non son capace di resistere. Entro.

«Buonasera»

Dietro al bancone una signora, uno sguardo vivace, il sorriso cordiale.

«Buonasera» mi saluta di rimando.

«Dò un’occhiata in giro, le spiace?»

«Prego, faccia pure.» mi risponde. Poi si rimette a sistemare alcuni volumi che ha sul bancone.

Mi guardo intorno. C’è un po’ di tutto. Da Harry Potter alle ultime novità letterarie.

Come al solito, tuttavia, la parte del leone la fanno editori come Mondadori e Rizzoli. Dei piccoli editori, nessuna traccia. La cosa mi incuriosisce. L’impressione iniziale che avevo avuto, era quella di una libreria in cui la proprietaria scegliesse personalmente i titoli e, sebbene la scelta fosse sicuramente impeccabile, il fatto che mancassero buoni titoli di editori minori mi aveva comunque lasciato perplesso.

«Posso farle una domanda?» le domando.

«Prego. Di cosa si tratta?»

Così le manifesto il mio dubbio, cercando di presentarlo come un’innocente curiosità, non certo una critica. Lei mi sorride e poi mi spiega che in realtà il problema è che lei, in effetti, può scegliere fino a un certo punto cosa ordinare.

«Ma non è la proprietaria?» le chiedo, sempre più incuriosito.

«Sì, certo.» mi risponde.

Poi mi spiega come funziona il gioco.

«Si ricorda del romanzo "Cento colpi di spazzola"?»

«Più o meno» — le faccio — «devo però confessarle di non averlo letto.»

«Oh, non si è perso niente, mi creda. Lo sa perché ha venduto molto? Perché un giorno l’autrice, sempre che lo sia veramente — una ragazzina di diciassette anni — si è presentata allo spettacolo di Maurizio Costanzo e ha parlato del suo libro. La settimana dopo avevo decine di mamme e di nonne che mi chiedevano il libro di quella ragazzina così a modo. Si può immaginare la loro faccia, quando poi hanno scoperto che era solo un romanzo pornografico, né più né meno.»

«Quindi lei l’ha preso solo perché gliel’hanno chiesto?»

«Non esattamente. Io ordino solo i libri che leggo e che mi piacciono. Quello, dopo averlo sfogliato un paio di volte, l’avevo già scartato. Non l’avrei messo certo sugli scaffali, anzi, quando ne sono arrivate cento copie, la maggior parte le ho messe qua sotto, all’interno del bancone, fuori vista. Lo davo solo se me lo chiedevano.»

«Ma non mi ha detto che non l’aveva ordinato?»

«Oh, ma quello non vuol dire niente. Arriva lo stesso.»

«Come sarebbe a dire "arriva lo stesso"?»

«È semplice: ci sono dei libri che le società di distribuzione decidono vadano venduti comunque. Così, indipendentemente da quello che ordini, ti arrivano lo stesso da alcune decine a un centinaio di copie. Se uno vuole, poi, le restituisce ma, dato che in contemporanea parte un battage pubblicitario non indifferente, alla fine nessuno lo fa. In pratica decidono comunque loro ciò che si deve vendere e cosa no.»

«Beh, non possono mica impedirle di vendere un titolo che le piace, no?»

«Certo, ma quando un buon terzo dei libri che arrivano non li hai ordinati, non è che uno ha poi così tanto posto sugli scaffali, e tenerli in magazzino è un costo. Chi controlla la distribuzione controlla il mercato. Non solo: ci sono persino editori che sono anche distributori o hanno comunque patti di ferro con quest’ultimi. Così si vende ciò che decidono loro. Trasmissioni come quella di Costanzo servono solo come trampolino di lancio. È tutto pianificato a tavolino.»

«E gli altri? I piccoli editori?»

«Se non hanno gli accordi giusti con la grande distribuzione? Si arrangiano. Almeno nelle grandi città qualcosa vendono, ma nel resto del Paese, nelle migliaia di edicole e bar, che spesso nei paesini sostituiscono le librerie, si vende solo quello che decide la grande distribuzione.»

Continuo a chiacchierare del più e del meno finché non arriva un altro cliente. A quel punto ringrazio la proprietaria e la saluto, riproponendomi di ritornare in seguito nella piccola libreria per comprare qualche titolo. Al momento ne ho già diversi sul comodino che aspettano solo di essere letti. E poi sto scrivendo… Ma questa è un’altra storia.


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