Tagli e ritagli


È assolutamente necessario tagliare la spesa pubblica. Lo dice il Ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, come si può leggere nell’articolo pubblicato su Il Sole24Ore.com. Ai vari ministeri il compito di fornire quanto prima la lista dei settori nei quali intervenire con tagli alla spesa.

Devo dire che la cosa mi preoccupa un po’ perché ho il timore che alla fine quello che succederà è che verranno tagliate soprattutto spese legate a iniziative poco spendibili sul piano politico, ovvero che non possono essere sfruttate come elemento propagandistico nei confronti del proprio elettorato, per privilegiare invece quelle che possono essere utilizzate per fidelizzare “pacchetti” di elettori legati a questo o quel gruppo o corporazione. Una tipica spesa che viene tagliata è quella per la ricerca scientifica a causa dell’analfabetismo scientifico che permea la nostra classe politica e il Paese in genere.

In realtà il problema della spesa pubblica non è tanto che una spesa è giusta e un’altra è sbagliata, una utile e un’altra inutile, ma è un problema di trasparenza ed efficienza.

Trasparenza perché non tutte le spese sono chiare, o meglio a volte alcune voci sono affogate in altre, oppure vengono riportate in modo generico che non permette di capire cosa si è realmente acquistato e perché. Il fatto poi che la spesa sia distribuita su competenze differenti a livello territoriale — ministeri, regioni, provincie, comuni, enti — rende difficile stabilire dei meccanismi di auditing efficaci e soprattutto di poter disporre di una vista complessiva della spesa attraverso un sistema di controllo centralizzato, e questo è un problema di efficienza.

Questa difficoltà a garantire trasparenza e controllo non permette di affrontare un altro gravissimo problema che ricade nella categoria dei problemi nascosti, ovvero quell’insieme di piccoli e medi ricarichi fatti qua e là per favorire l’amico che può tornare utile o che ha già aiutato a livello politico chi deve poi decidere la spesa in questione. Non grandi cifre, non reati smaccati e facilmente individuabili, ma piccoli ritocchi, prezzi appena più alti del necessario, sulla cui validità rimane il beneficio del dubbio e quindi difficilmente perseguibili. Purtroppo con i centesimi si fanno gli euro e con gli euro i milioni. Così, tanto piccoli peccati veniali si trasformano in un flusso di liquidità che si disperde in mille rivoli pesando significativamente sulla spesa pubblica.

Non è solo un problema di economia, quindi, ma culturale e politico e quindi difficilmente risolvibile, almeno nel breve termine. Quello che si potrebbe fare tuttavia, piuttosto che far partire un’altra campagna di tagli che nel passato ha colpito anche molte iniziative utili e meritevoli, è quello di costruire una rete di controllo pervasiva che, senza togliere nulla all’autonomia nella gestione dei budget delle singole entità territoriali, permetta di poter controllare la spesa fin nel più piccolo dettaglio mantenendo tuttavia il quadro d’insieme. Questo scenario, fino a pochi decenni fa improponibile, è oggi possibile grazie alle moderne tecnologie informatiche. Naturalmente non è solo questione di realizzare un’infrastruttura di rete e applicativa opportuna, ma di definire dei processi, assegnare ruoli, prevedere controlli, costruire un sistema di incentivazione e comunicazione adatto a sostenere l’intera struttura e probabilmente anche approvare leggi o quantomeno normative che superino alcuni effetti collaterali all’attuale polverizzazione decisionale esistente nella gestione dei fondi, ma per quanto possa sembrare complesso, si tratta solo di un problema complicato, ovvero riconducibile a problemi più semplici, e quindi risolvibile.

Purché esista la volontà politica, ovviamente.


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