Affrontare un’argomento come quello che riguarda ciò che sta succedendo nella Striscia di Gaza è estremamente difficile, delicato e ti espone a critiche da ogni parte. Eppure non si può ignorare e non si può evitare di avere un’opinione. Parlo di opinione e non di posizione, che è ben altra cosa.
Vediamo prima cosa è successo e cosa sta succedendo. Sarò conciso. Hamas ha attaccato Israele e ha massacrato 1400 persone, alcune in modi orribili: ha violentato donne, sventrato donne gravide, fatto a pezzi e decapitato le persone con i machete, cotto vivo un neonato in un forno. Non è stato quindi un’attacco di natura militare, ma un massacro. Israele ha reagito e lo ha fatto senza pietà, spegnendo ogni sentimento, uccidendo sotto le macerie dei bombardamenti oltre 9000 civili di cui la metà quasi bambini*. Certo, Hamas aveva costruito le proprie strutture volutamente sotto ospedali, scuole e moschee, ma Israele non si è fatto scrupolo di bombardarle anche quando c’erano dentro civili.
Se volete parlare di buoni e cattivi, lasciate perdere. Non ha neppure senso. La guerra trasforma le persone in bestie feroci, soprattutto se hanno ferite profonde. Tu hai ucciso mia moglie e io ammazzo i tuoi figli. Tu hai ucciso i miei figli e io ammazzo tua moglie. Mettersi a ragionare su chi c’era prima, se esisteva una Palestina o un Regno di Israele, chi abbia ragione e chi torto, è del tutto ridicolo in questi casi. Soprattutto andando indietro nel tempo di secoli. Pensate davvero che due persone che si odiano, che hanno perso la famiglia, che vedono nell’altro non un essere umano ma un mostro, si facciano convincere a deporre le armi perché gli fai una lezioncina di storia?
Qual è la soluzione? Beh, non c’è una soluzione. Non ora. La comunità internazionale potrà attivarsi per fermare gli eccidi, far cessare il fuoco, liberare gli ostaggi. Ma questo non cambierà nulla. Le ferite sono troppe profonde. Anche se Israele riuscirà ad uccidere tutti i miliziani di Hamas, ogni bambino palestinese sopravvissuto ma con la famiglia distrutta, crescerà nell’odio per Israele e sarà facilmente arruolabile in questa o quell’organizzazione. Così come ogni giovane che ha perduto i propri cari nel massacro vedrà con odio e discriminerà qualsiasi palestinese, anche se con Hamas non c’entra nulla. Certo ci saranno le eccezioni, ma saranno poche.
Nel lungo termine servono due Stati separati, per dare tempo a ognuno di leccarsi le ferite, a chi odia di morire e lasciare il posto a nuove generazioni, come è successo fra francesi e tedeschi dopo la seconda guerra mondiale o fra inglesi e irlandesi dopo gli anni Ottanta. Ci sono voluti decenni, ma alla fine i nipoti di coloro che si massacravano a vicenda sono riusciti a convivere in qualche modo. Ma adesso bisogna bloccare le stragi, da una parte e dall’altra e separare i contendenti. Serve tempo, tanto tempo, perché solo quello potrà sanare (forse) questa situazione.
* Aggiornamento
I numeri sopra riportati sono del novembre 2023. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, come riportato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, entro il 19 giugno 2024, 37.396 persone erano state uccise nella Striscia di Gaza dall’attacco di Hamas e dall’invasione israeliana dell’ottobre 2023. Le cifre del Ministero sono state contestate dalle autorità israeliane, sebbene siano state accettate come accurate dai servizi segreti israeliani, l’ONU e l’OMS. Questi dati sono supportati da analisi indipendenti, che confrontano i numeri di decessi rilevati dal personale dell’UN Relief and Works Agency (UNRWA) con quelli segnalati dal Ministero, che ha ritenuto poco plausibili le contestazioni sulla produzione dei dati.
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