La vera forza dell’Impero Romano furono le strade. Il grande sistema viario romano, formato da strade, ponti, viadotti e persino gallerie rappresentò per secoli il simbolo della potenza di Roma. Da sempre la costruzioni di ponti e strade è stato infatti simbolo di civiltà, eppure proprio in questi giorni c’è chi si sta opponendo ad uno dei più importanti progetti pianificati nel nostro Paese: il Ponte sullo Stretto di Messina.
Così, mentre in tutto il mondo vengono sviluppate grandi opere architettoniche innovative, come l’Øresund, il lunghissimo ponte di ben otto chilometri che collega la Danimarca alla Svezia, o il Taipei Financial Center, attualmente il più alto grattacielo del mondo, ben 509 metri, in Italia si discute ancora se il ponte sullo stretto di Messina vada costruito o meno.
Le motivazioni sembrerebbero essere legate a questioni di salvaguardia dell’ambiente, anche se poi in Sicilia di scempi ambientali se ne son fatti ben altri senza che nessuno sollevasse tanta polvere. Ma forse dietro a queste motivazioni c’è qualcos’altro, qualcosa di così importante da avere più valore della ricchezza che il ponte sullo stretto porterà all’isola. Da una parte ci sono infatti gli interessi economici di chi controlla tutto il giro d’affari dei traghetti che attualmente portano ogni anno migliaia di veicoli e vagoni attraverso lo stretto, dall’altra c’è il timore che una migliore comunicazione fra la Sicilia e il continente possa rafforzare il controllo dello Stato sul territorio siculo. Insomma, come già le strade Romane, anche il ponte sullo Stretto è un simbolo di potere e controllo, potere e controllo che alcune organizzazioni non vedono di buon occhio.
Così, un opera che farebbe risparmiare ben due ore di tempo ai treni e circa un’ora al traffico su gomma, ma che soprattutto darebbe nuova linfa al turismo e alle imprese siciliane, viene ancora una volta osteggiata in modo che ad arricchirsi siano sempre i soliti… noti.
da siciliana, ma soprattutto da messinese, ti invito ad approfondire le motivazioni di chi è perplesso (o molto più) su questa gigantesca opera architettonica. Non si tratta purtroppo solo di rischi ambientali; in questo peraltro ti do pienamente ragione, gli scempi ci sono e sono ben altri. Il quantitativo di agenti inquinanti immessi nello Stretto ha da tempo modificato l’ecosistema e continuerà a danneggiarlo.
tuttavia, ribadisco, le motivazioni e le perplessità di noi “scettici” sono diverse. C’è la dolorosa consapevolezza di una lenta, lentissima burocrazia; di un rischio grosso, dunque, sotto il profilo dei tempi. della sofferenza di una città che non intende trovarsi sotto un metaforico assedio di decenni. C’è la consapevolezza che organizzazioni criminali potenti sono in agguato ogniqualvolta si parla di opere di un certo livello. C’è la necessità di riqualificare completamente, una volta terminato il ponte, una zona prima turistica, balneare, residenziale. C’è un’emergenza di infrastrutture pressoché drammatica: l’A20 ancora da completare, la necessità di un raddoppio ferroviario, l’emergenza idrica da mantenere sotto controllo (sebbene passi avanti se ne siano fatti, eccome). C’è un rischio sismico tra i più alti del mondo.
non me ne volere per questo sfogo: qui nessuno intende persuadere altri delle proprie idee, né imporre una visione “campanilistica” delle reali priorità di sviluppo in Sicilia. Il ponte ha enormi lati positivi, potenzialità notevoli su cui è impossibile non concordare; tuttavia, le si comprende solo qualora l’opera sia inquadrata in un generale risanamento e completamento delle vie di comunicazione, in una visione globale dello sviluppo della regione(almeno, a mio personalissimo avviso). Che si completino gli svincoli e gli imbarcaderi necessari, anziché lasciare che Messina vanti tristi primati statistici relativi agli incidenti stradali in cui sono coinvolti Tir…
Sono d’accordo. Il Ponte rischia di essere una cattedrale nel deserto in regioni che reclamano da decenni ben altri interventi che, con i soldi stanziati per il Ponte, si potrebbero agevolmente portare a termine. Vedi appunto la famigerata Messina-Palermo.
Penso che l’argomento principale degli scettici, me compreso, è che al dilà delle pur importanti osservazioni di carattere ambientale, uno si chiede: ma a cosa serve un’opera del genere se tutte le infrastrutture attorno sono carenti? Voglio dire: se il trasporto commerciale e non per arrivare al famigerato ponte deve fare la corsa ad ostacoli si capisce che la sua utilità viene meno, certo non del tutto, ma nella maggior parte. Francamente penso che lo sviluppo e il potenziamento delle infrastrutture sia stato preferito al ponte per motivi propagandistici, tutto qui. Un’autostrada non fa lo stesso effetto di un ponte del genere.
[EDI: C’è la dolorosa consapevolezza di una lenta, lentissima burocrazia; di un rischio grosso, dunque, sotto il profilo dei tempi.]
Purtroppo una burocrazia inefficiente e spesso inutile è un problema noto nel nostro Paese. Tuttavia affermare che un progetto non si debba fare perché potrebbe soffrire di eccessiva burocrazia sarebbe come affermare che è inutile portare un malato in ospedale perché potrebbero curarlo male. Separiamo i problemi: un discorso è il progetto in sé, un altro la sua realizzazione. Personalmente ritengo che il ponte vada fatto. Poi condivido con te le tue preoccupazioni e ritengo opportuno far tutto il possibile perché venga fatto bene, ma si tratta di un problema differente.
[EDI: C’è la consapevolezza che organizzazioni criminali potenti sono in agguato ogniqualvolta si parla di opere di un certo livello.]
Vero anche questo, ma quelle organizzazioni sono probabilmente dietro a tutti gli affari nella regione, inclusi quelli relativi agli attuali collegamenti fra isola e continente. Di nuovo: la tua affermazione, peraltro ragionevole, non è relativa alla bontà del progetto ma ai controlli che dovranno essere messi in atto per assicurarsi che gli appalti non vadano in mano alle persone sbagliate e che le varie organizzazioni criminali non siano coinvolte nel progetto.
[EDI: C’è la necessità di riqualificare completamente, una volta terminato il ponte, una zona prima turistica, balneare, residenziale.]
Ovvero, un’altra occasione di creare ricchezza e posti di lavoro. Certo, se non si fa il ponte servirà a poco riqualificare qualsivoglia zona.
[EDI: C’è un’emergenza di infrastrutture pressoché drammatica: l’A20 ancora da completare, la necessità di un raddoppio ferroviario, l’emergenza idrica da mantenere sotto controllo (sebbene passi avanti se ne siano fatti, eccome)]
Tutte cose che possono essere fatte con finanziamenti statali. Il ponte tuttavia usufruirà anche di finanziamenti europei. È un’occasione che non possiamo perdere, perché quei soldi, se non li usiamo noi, andranno ad altri Paesi europei, come purtroppo è già successo per molti altri finanziamenti nazionali ed extranazionali. Le due cose non si escludono a vicenda.
[EDI: C’è un rischio sismico tra i più alti del mondo.]
Questo non è un problema. Io sono stato in Giappone e il sisma che qui ha distrutto mezzo Mezzogiorno diversi anni fa, lì neanche lo sentono. Se il ponte viene fatto bene, ci vorrà almeno un grado sette della scala Richter per creargli qualche problema.
[EDI: non me ne volere per questo sfogo]
E perché dovrei? Hai portato le tue considerazioni con chiarezza ed educazione. Qui sarai sempre la benvenuta.
[SinistreFigure: ma a cosa serve un’opera del genere se tutte le infrastrutture attorno sono carenti?]
E’ una domanda ragionevole. Tuttavia la disponibilità del ponte servirà anche a fornire quel supporto logistico per tutti gli altri interventi e inoltre sarà una leva importante per la loro realizzazione dato che il collegamento con il continente modificherà totalmente l’attuale scenario siciliano. Il fatto che persone e merci possano raggiungere l’isola in continuazione, creeerà quel legame che oggi manca e che fa sì che tutti gli interventi sull’isola vengano visti solo come opere per i siciliani. Quando l’isola sarà unita al continente, l’A20 non sarà più un problema della Sicilia, ma di tutta Italia. D’altra parte, il Ponte rientra in quella logica già messa in atto con successo che ha prodotto il tunnel sotto la Manica e il ponte fra Danimarca e Svezia. Pensate ai cosiddetti Paesi del Terzo Mondo, soprattutto asiatici, che pur fra tanti problemi gravissimi sviluppano architetture colossali. Non è mania di grandezza: quelle opere hanno attirato capitali e interessi da parte di tutto il mondo. Presto, nel Terzo Mondo, rischiamo di finirci noi con la nostra idiosincrasia per le nuove tecnologie e la solita abitudine ad opporci a qualsiasi cambiamento. Vi ricordate le polemiche ridicole nei confronti delle cinture di sicurezza o dei caschi in motorino? Solo noi sappiamo renderci ridicoli così.
Dario (se posso permettermi!), credo tu abbia centrato il problema. Le preoccupazioni dei messinesi non ritengo investano la bontà del progetto, che in sé ha sicuramente un potenziale notevole, ma la concreta realizzazione di esso (anche questo, comunque, a mio avviso è essenziale e connaturato al “progetto ponte”). Grazie per avere permesso a noi commentatori di esporre il nostro pensiero; il tuo intervento,- sebbene le idee siano diverse – sicuramente ha a cuore lo sviluppo della Sicilia. Speriamo che, ponte o non ponte, lo si possa avere nel più breve tempo possibile.
Lo spero anch’io, perché oltre ad essere una delle più belle regioni d’Italia la Sicilia è anche un ricettacolo di antiche culture e di storia del nostro Paese. Tuttavia, mentre moltissimi siciliani sono giustamente preoccupati degli aspetti realizzativi, ma non mettono in discussione il progetto in sè, alcune forze politiche stanno volutamente travisando queste preoccupazioni per far fallire il progetto fin dall’inizio, e su questo non posso essere d’accordo.
..infatti, bisogna tener conto anche del lavoro che attualmente viene svolto via mare grazie a traghetti ecc.. comunque ci sarebbero perdite di posti di lavoro..
[L’infacèto]
Su questo non del tutto sono d’accordo. Certamente chi opera sui traghetti avrà problemi, ma un’opera di questo tipo porterà a un aumento significativo netto dei posti di lavoro. Si tratta quindi di trovare una valida alternativa a chi opera oggi nel campo dei trasporti via mare.
In pratica i problemi vanno capiti, affrontati e risolti, non ignorati, ma neanche usati a giustificazione del voler far fallire un’opera che porterà ricchezza nell’isola.
Da LA STAMPA dell’11 FEBBRAIO 2005
Mafia, 5 arresti per gli appalti
del ponte sullo Stretto di Messina
La Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha emesso cinque ordinanze di custodia cautelare nell’ambito delle indagini tese a sgominare un clan mafioso che intendeva inserirsi negli appalti per la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina.
Come si vede, ci stanno attenti…
assurdo e inutile ADESSO.
Non siamo l’Olanda.
La Salerno-Reggio Calabria ha oltre 200 cantieri e cantieretti aperti, tutti in mano alle cosche ed “eterni”.
Nel mezzogiorno abbiamo un sistema viario e ferroviario da ottocento, riammodernarlo è prioritario rispetto all’assurdo ponte.
Il ponte sullo stretto è bello come argomento per fare (bassa) propaganda, ma la sua realizzazione sarebbe solo un regalo da migliaia di miliardi alla mafia privo di utilità effettiva.
Non sono d’accordo, non perché tu non abbia ragione sulla mafia, ma perché il problema è “combattere la mafia”, non “non fare il ponte”.
Se la Sicilia rinuncia a diventare una regione moderna, ben collegata con la rete viaria e ferroviaria europea, dotandosi di servizi e infrastrutture, non farà altro che consegnarsi mani e piedi proprio a quella Mafia che tu dici giustamente si deve combattere.
Le organizzazioni criminali prosperano soprattutto dove c’è carenza di servizi pubblici, disoccupazione, mancanza di infrastrutture, poca ricchezza, una bassa qualità di vita.
Tu dici che la Sicilia non è l’Olanda. Io ti dico che l’obiettivo deve essere far sì che diventi dieci volte meglio dell’Olanda. Anche così si combatte la Mafia.
secondo me il ponte è la miglior cosa per l’economia siciliana.
la COSTRUZIONE del ponte e’ sicuramente la migliore cosa per una “certa” economia siciliana…
Poi, una volta finito, ammesso che non faccia invece la probabile fine dell’autostrada Messina-Palermo, diventerebbe immediatamente inutile, e si tornerebbe a pensare a cosa costruire al suo posto….
Un’altra possibilita’ e’ che crolli subito dopo l’inaugurazione, con conseguente intervento pubblico per bonificare la zona….
Come diceva Andreotti? “a pensar male…. ”
🙂
Dopo gli arresti di due mesi fa aperto un nuovo fascicolo
a Roma: indagati 3 tecnici della commissione ministeriale
Stretto, inchiesta sul ponte
“Falsi studi sull’ambiente”
Le accuse ipotizzate sono falso in atto pubblico e abuso d’ufficio
Gli ambientalisti “E adesso sospendiamo subito le gare”
di ELSA VINCI
ROMA – “È un progetto bugiardo”. È la nuova accusa della procura di Roma che avvia la seconda inchiesta sul ponte sullo Stretto di Messina. L’aggiunto Italo Ormanni, che indaga da mesi su affari in odor di mafia, adesso raccoglie i dubbi di Legambiente sull’impatto nel territorio. Tre indagati: il professor Alberto Fantini, referente del gruppo istruttore della commissione speciale istituita presso il ministero dell’Ambiente per la valutazione dell’impatto ambientale, l’architetto Franco Luccichenti e il professore Giuseppe Mandaglio. L’ipotesi è falso in atto pubblico e abuso d’ufficio.
Nel febbraio dello scorso anno alcuni dirigenti di Legambiente hanno presentato un esposto in procura nel quale denunciavano come lo studio presentato dalla società Stretto di Messina fosse “assolutamente carente e privo dei requisiti minimi documentali previsti dalla legge per consentire una completa valutazione dello stesso”. In particolare, la costruzione del ponte provocherebbe danni alle aree faunistiche dei laghetti di Ganzirri e della riserva di Capo Peloro e altererebbe l’ecosistema. Si tratta di milioni di metri cubi di cemento e acciaio per un opera lunga 3.666 metri e alta 382.
I tre membri della commissione speciale del ministero dell’Ambiente finiti sotto inchiesta hanno scritto la proposta di parere favorevole per la realizzazione del ponte. Secondo l’associazione ambientalista i commissari avrebbero approvato il progetto in tempi ristretti e senza segnalare carenze e difetti della documentazione prodotta dalla società Stretto di Messina.
Presto verrà scelto il general contractor, ovvero l’impresa che si accollerà i lavori distribuendo poi i subappalti. In lizza per la valutazione da parte della Società Ponte sullo Stretto sono rimasti in tre: Impregilo, Astaldi e un consorzio austriaco-canadese, Strabag-Vinci.
“Bisogna sospendere le procedure di gara fino a quando l’inchiesta giudiziaria non farà luce su responsabilità e coinvolgimenti oltre che sulle irregolarità nell’approvazione del progetto”, dice il presidente nazionale di Legambiente, Roberto Della Seta. “Le gare vanno sospese per un motivo molto semplice – aggiunge – non si possono affidare oltre 4 miliardi di euro di denaro pubblico per un progetto preliminare sul quale pende un’inchiesta di questa rilevanza. È bene ricordare, infatti, che il termine di presentazione delle offerte da parte dei tre concorrenti scade il 20 aprile ed entro giugno è prevista la scelta del general contractor sulla base del progetto preliminare messo sotto inchiesta dalla procura di Roma”.
Due mesi fa cinque ordini di arresto per fermare le mani della mafia sullo Stretto. Anche i clan d’oltreoceano sarebbero pronti a investire sul grande affare. Il primo provvedimento infatti è stato notificato in un penitenziario di Montreal al boss italo-canadese Vito Rizzuto, da sempre legato alle famiglie siciliane di narcotrafficanti Cuntrera e Caruana, l’artefice di un patto con la ‘ndangheta per il controllo delle due sponde.
Sull’impegno ecologista di Folco Quilici credo non ci siano dubbi. Dovrebbe stupire quindi la strenua difesa del Ponte che Quilici fa confutando una per una le varie accuse che gli ambientalisti lanciano contro il progetto in questione. Eppure non è così, o quantomeno, io non ne sono assolutamente stupito.
Folco Quilici, come molti altri che amano e proteggono la Natura, è uno di quegli ecologisti che comprende l’importanza di vedere ogni azione dell’uomo in un contesto più ampio, dando così valore tanto alla foresta millenaria quanto al ponte di legno fatto con alcuni dei suoi tronchi che permette di attraversare un fiume. Io mi riconosco completamente in questo modo di vedere l’ecologismo, ovvero come coesistenza sostenibile fra progresso e natura.