L’agenzia di stampa ANSA ha riportato oggi il seguente comunicato:
31 agosto 2005, Baghdad
Almeno 640 persone, secondo un primo, provvisorio bilancio del ministero degli interni, (ma secondo il ministero della sanità potrebbe raggiungere i mille morti) sono morte questa mattina a Baghdad schiacciate da una folla impazzita su un ponte che conduce ad una moschea sciita, dove centinaia di migliaia di pellegrini si stavano dirigendo per partecipare ad una ricorrenza religiosa. I feriti si contano a centinaia. … Secondo una prima ricostruzione, qualcuno ha gridato che un attentatore suicida con indosso una cintura imbottita di esplosivo era pronto a farsi saltare in aria, innescando così il panico generale. La folla, ha iniziato a spingere per tentare di fuggire e le spallette del ponte hanno ceduto, lasciando cadere nel Tigri centinaia di persone, tra cui moltissime donne e bambini. Decine di altre sono morte calpestate nelle strette strade che circondano la moschea. Altre fonti affermano invece che il panico è stato causato da alcune esplosioni provocate dal lancio di colpi di mortaio verso la moschea di Khadmiya, dove i pellegrini erano diretti.
Quello che più colpisce di questo avvenimento è che apre di fatto la strada ad una nuova terribile arma, un arma che non costa nulla, che non può essere rilevata da alcun strumento né trovata da alcuna perquisizione, che può essere portata ovunque da chiunque e in qualunque momento: la parola.
È bastata infatti una voce per creare il panico, un panico che ha fatto più morti di quanti ragionevolmente avrebbe potuto fare una vera bomba. Un panico che potrebbe scoppiare al concerto di Elton John a Roma, oppure durante una manifestazione sportiva, magari all’ingresso o all’uscita dei tifosi, un panico che può colpire ovunque grandi masse si radunino, qualunque sia il motivo. Basta scegliere il momento giusto, il punto ideale, magari in prossimità di una galleria o comunque una strettoia.
Senza contare che sempre con la sola parola si può creare il panico a bordo di un aereo, far credere a terra che siamo di fronte a un nuovo attacco suicida, portare un governo ad autorizzare l’abbattimento preventivo di un aereo civile. Il panico ha ucciso un giovane brasiliano a Londra, subito dopo gli attentati dello scorso luglio. Il panico ha fatto oltre 640 morti oggi a Baghdad. Il panico può colpire molto più duramente di una bomba o di un attacco suicida, perché è una bomba innescata dentro ognuno di noi. E a farla scoppiare basta la parola.
concordo
ne uccise più la lingua della spada?…