Al fuoco, al fuoco


Stamattina stavo tornando dal Lido di Ostia diretto verso Roma, lungo la Cristoforo Colombo, quando ho notato un pennacchio di fumo levarsi poco più avanti alla base del guardrail che separa le due carreggiate della strada. Ho rallentato e ho visto che si era sviluppato un principio d’incendio nella sterpaglia che cresce alla base dei cespugli che fanno da barriera antiabbaglianti al centro della barriera di protezione.

Purtroppo è un problema abbastanza frequente, specialmente d’estate, lungo le maggiori arterie di traffico della Capitale. C’è sempre qualche idiota che per non sporcare il portacenere dell’auto finisce per buttare le cicche ancora accese dal finestrino. Lo scorso anno un incendio di questo tipo ha distrutto buona parte di una pineta, sempre fra Roma e Ostia Lido.

Il punto, tuttavia, non è questo ma un altro. Dato che l’incendio era ancora piuttosto limitato, ho pensato che forse i Vigili del Fuoco non fossero stati ancora avvisati, anche perché il focolare era sul lato della strada meno trafficato, dato che la maggior parte dei romani si stava dirigendo verso il mare e non verso la città. Così, avendo l’auricolare e i numeri d’emergenza già memorizzati sul mio Treo 680 come chiamata rapida, il che mi permette di comporli senza guardare il tastierino del cellulare, ho immediatamente chiamato il 115, ovvero il numero d’emergenza dei Vigili del Fuoco. Ho provato quattro volte e ogni volta qualcuno alzava la cornetta e poi riattaccava. Allora ho chiamato il 112, ma invano. Non rispondeva nessuno. Anche qui ho provato più volte. A questo punto ho provato con il 113, ultima possibilità a mia disposizione, ma il risultato è stato ancora una volta lo stesso: il telefono ha squillato più volte senza alcuna risposta finché la chiamata non si è interrotta.

Ho continuato così per buoni venti minuti, chiamando in sequenza i tre numeri, finché, dopo quasi mezz’ora da quando avevo incrociato l’incendio, qualcuno ha risposto al 115 e ho potuto effettuare la segnalazione.

Resta una perplessità: per fortuna che si trattava di un incendio in una zona comunque frequentata e quindi in qualche modo gestibile indipendentemente dalla mia chiamata. Ma se si fosse trattata di una rapina o di un incidente grave nel cuore della notte con un ferito in procinto di morire? Se avessi voluto segnalare un’aggressione o un tentativo di violenza carnale, un qualsivoglia evento che richieda un intervento rapido a scopo preventivo, per fermare un crimine o anche solo per soccorrere qualcuno che ne sia già stato vittima? Venti minuti sono tanti e stiamo parlando solo della segnalazione, non del tempo di intervento. Che un numero di emergenza come quelli che iniziano con «uno uno» non abbia una sistema di ridistribuzione rapida delle chiamate a varie alternative affinché comunque qualcuno risponda, è assolutamente inaccettabile.

Se la situazione è già questa ai primi di luglio, cosa succederà ad agosto?


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