«Il profumo del tempo» è un romanzo ricco: di uomini, donne, periodi storici, città, cibi, amori, durezze della vita. E nostalgie silenziose. Sara Cavarero è una bravissima scrittrice che ha saputo mettere tanti ingredienti con una delicatezza insolita. Sarebbe stato facile cadere nei luoghi comuni, frasi fatte, stereotipi, di un banale romanzo d’amore, e invece non è scesa a nessun compromesso. È una scrittura decisa la sua, indifferente verso i modernismi o le facili catalogazioni, risoluta nelle descrizioni di un tempo lontano e presente, crudele e accogliente. La Cavarero sembra aver seguito soltanto un filo: il suo sincero amore per i personaggi.
Nel suo romanzo riporta la vita allegra, ripetitiva, dispettosa e piena di comprensione di due persone anziane. Non si sente una scrittrice rivoluzionaria a raccontare un’età attualmente negata, rifiutata e, come minimo, poco frequentata?
In realtà la vecchiaia è ingiustamente poco frequentata e l’augurio per me stessa è proprio quello, un giorno, di poterla frequentare. Del resto, sebbene spesso vissuta come una malattia, è l’unica alternativa alla morte. Non credo nei "vecchi saggi", che forse esistono in alcune società diverse dalle nostre, credo piuttosto nel vecchio saggio come risultato di un giovane saggio: ci si crea la vecchiaia ogni giorno vivendo la vita ed è proprio questo che ho voluto raccontare del mio personaggio: quel che Alfonso/Fonso è potuto diventare attraversando una vita carica di emozioni e accettandole. Non so se sono "rivoluzionaria" per questa ragione. Forse il mio personaggio lo è: ogni giorno, senza molto rumore, compie le sue piccole rivoluzioni.
Fonso/Alfonso, il protagonista del suo romanzo, colpisce per la nobiltà e per il silenzio dell’attenzione. Come si può rimanere così dignitosi in una vita cruda come la sua?
Dipende dai punti di vista. La vita del protagonista è sì molto dolorosa, ma allo stesso tempo è anche ricca di emozioni forti e positive, di incontri quasi magici, di affetti che sopravvivono al tempo. Ciò che permette al protagonista di continuare a vivere con tutta la sua dignità è l’ottimismo di base, ma soprattutto la capacità di accettare il succedersi degli eventi.
Alcune donne de «Il profumo del tempo» sono quasi onnipotenti, antiche e modernissime. Quanto sono distanti le donne italiane, di oggi, da quelle del libro?
Personalmente credo che un certo tipo di donne esista in ogni luogo. Alcune sono visibili mentre altre sono più silenziose, ma possiedono la medesima carica di "antichità" e "modernità". Tutto dipende dalle dosi della miscela.
Lei non mette in contrapposizione uomini e donne, dosando pregi e miserie in egual misura. Non si sente anche per questa ragione una scrittrice atipica?
Forse. Non amo le categorizzazioni, non amo sottolineare le differenze tra uomini e donne. Sicuramente esistono, sono innegabili, ma non le vivo come un "di più" o "di meno". Ritengo che si debba parlare di umanità in generale, accettando la diversità e imparando a conoscerla, che poi è ciò che di più bello si può ricavare dagli incontri. Ogni uomo e ogni donna del romanzo ha pregi e difetti esattamente come avviene fuori dalle pagine del libro. Forse questo mi rende atipica, non lo so.
Il suo è chiaramente un romanzo d’amore: non solo tra Alfonso e Margarita, bensì quello della scrittrice per i protagonisti. È così?
Sicuramente. Ho amato moltissimo i miei personaggi che sono nati in questo mondo e si sono trasformati nelle pagine del romanzo. Mi hanno fatto compagnia nelle notti in cui ho scritto e pensato a loro creando il contorno alle vicende che li vedevano coinvolti. In loro ho trovato tutta la forza e il coraggio che forse non avrei avuto pienamente se non li avessi incontrati. Sì, li ho amati e li amo molto.
Può esistere nella realtà una donna come Margarita?
Non ho dubbi in merito. Chissà che proprio lei non sia transitata da queste parti.
Sembra chiaro il suo profondo legame con la città catalana, crede che possiamo parlare di Profumo di Barcellona?
Barcellona è una città speciale che prende gran parte del mio cuore. È una città colorata e poliedrica, viva e silenziosa, caotica e dai mille aspetti. Si potrebbe parlare de «Il profumo di Barcellona» o forse ancor di più de «Il profumo di Spagna» per il mio legame profondo con la penisola iberica. In questo romanzo, la città e i personaggi si fondono indissolubilmente. Sarebbe bello se un editore spagnolo pubblicasse il mio libro.
Sta già lavorando al prossimo romanzo?
Diciamo che mi sento un po’ pirandelliana in questo momento. Ho la sensazione che molti personaggi vengano a bussare alla mia porta, ma devo decidere a chi dare voce. Ho iniziato a scrivere un paio di incipit, ma devo raggiungere la giusta dose di calma e chiarezza per continuare. Spero di far parlare presto altri miei personaggi!
sempre molto interessanti le interviste di marinella saiu. complimenti
giovanni