C’è una cosa che non capisco dell’intricata vicenda «Alitalia».
Il 28 marzo 2008 i giornali riportavano:
Confermati i 2.100 esuberi … sarebbero così distribuiti: 1.620 per Alitalia Fly e 500 per Alitalia Servizi. Nel documento si specifica che gli esuberi riguardano 507 piloti, 594 assistenti di volo, 121 dipendenti all’estero e 398 del personale di terra in Italia. Il gruppo Air France-Klm “ha scelto — si legge nel nuovo documento — come linea di condotta di non abbandonare nessun dipendente, prevedendo “un forte piano di accompagnamento sociale”.
Il 28 agosto 2008 le agenzie di stampa riportavano:
Gli esuberi previsti dal piano per il salvataggio di Alitalia saranno "meno di quelli che comportava la svendita" ad Air France tentata dal governo Prodi. Lo sottolinea il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, leggendo una sua dichiarazione a Palazzo Chigi.
Qualche giorno fa leggo sulla Repubblica:
Sono circa 5.000 gli esuberi Alitalia previsti nel piano presentato ai sindacati dal presidente e amministratore delegato della compagnia di bandiera, Giancarlo Cimoli. In dettaglio sarebbero in eccedenza 450 piloti, 1.050 assistenti di volo e 70 unità tra il personale di terra legato alla gestione del volo. Ma altri 1.440 esuberi riguarderebbero il settore manutenzione, 900 le ground operation (di fatto i dipendenti di Alitalia airport), mentre 360 risorse da "tagliare" sono state individuate nell’area marketing e in quella vendite, 610 in quella della "corporate" e information technology, 120 nell’area cargo.
La cosa più assurda di tutta la faccenda è che i sindacati e l’opposizione, per quanto critici, non sembrano poi così scandalizzati da una quantità di esuberi più che doppia rispetto al piano proposto nel primo trimestre dell’anno da Air France. In pratica sembra che tutti siano d’accordo nel far pagare a diverse migliaia di lavoratori (e diversi milioni di italiani) il fatto di mantenere il controllo della cosiddetta «compagnia di bandiera» in Italia, un controllo che si vuole vestire di nazionalismo e di protezione degli interessi del Paese.
Personalmente sono convinto che in economia gli unici parametri che contino sono la competitività e la capacità di offrire al mercato servizi e prodotti a un prezzo ragionevole a fronte della qualità fornita. Dopodiché è il mercato che conta. Nessuno, che mi risulti, si pone problemi ad acquistare un DVD della Sony solo perché giapponese, un cellulare della Nokia solo perché finlandese, un rasoio Philips solo perché tedesco o un iPhone della Apple solo perché americano. Se vogliamo davvero aiutare l’Italia, allora dobbiamo farlo proprio evitando di introdurre un nazionalismo demagogico quale giustificazione di un sistema protezionistico dell’incapacità e a volte della malafede dei nostri imprenditori e, ovviamente, dei politici che li sostengono. Solo acquistando rigorosamente in base a criteri di rapporto qualità/prezzo potremo stimolare il Sistema Italia a essere abbastanza competitivo da saper operare sul mercato globale.
Il voler mantenere il controllo dell’Alitalia non ha nulla a che vedere con la protezione degli interessi nazionali: è solo un modo per la politica italiana, e ci metto dentro tutti, dal centrodestra al centrosinistra inclusi i sindacati confederati, di mantenere un’influenza forte su un settore dell’economia italiana e quindi di mantenere il potere. L’amor di patria, riserviamocelo per cose più importanti. Se Alitalia fosse stata acquisita da Air France avremmo avuto in Italia una compagnia aerea forte a livello mondiale e in grado di offrire un servizio di sicura qualità. Così invece avremo solo una nuova opportunità di mostrare la nostra incapacità di essere competitivi sul mercato internazionale. Non si vede infatti perché, solo tagliando stipendi e penalizzando i lavoratori, la nuova compagnia dovrebbe ottenere risultati migliori di quelli avuti in passato. È chi comanda che decreta il successo di un’azienda attraverso la definizione di una strategia valida ed efficace. Ma se chi comanda è un incapace o segue logiche che col mercato hanno poco a che fare e sono guidate da interessi politici e personali, allora il fallimento è assicurato. Di nuovo.
Quanto hai ragione … putroppo!