Cosa vuol dire che il Mediterraneo è caldo?
Qui ci sono in gioco due parametri: temperatura e calore. Non sono la stessa cosa. Vi faccio un’analogia: prendete un litro d’acqua e mettetelo in una normale bottiglia: raggiungerà un certo livello, giusto? Adesso lo stesso litro, mettetelo in una grande ciotola da insalata. La quantità d’acqua è la stessa, ma il livello è più basso. Bene: la quantità d’acqua è il calore, il livello la temperatura. Se infatti io scaldo allo stesso modo e con la stessa quantità di calore due oggetti diversi, questi potrebbero arrivare a due temperature diverse. Diciamo che hanno un calore specifico diverso, ovvero, se il calore specifico è più basso, la temperatura salirà di più.
Analogamente, per riempire allo stesso livello di una bottiglia un fiasco, dovrò mettere due litri. Per una damigiana, magari dieci o quindici. Quindi, più grosso è il contenitore, più acqua servirà per portare il liquido a un certo livello. In pratica, maggiore è la massa del corpo che scaldo, maggiore la quantità di calore che devo fornire per portare quella massa a una certa temperatura. Per scaldare di 10 gradi un pentolino pieno d’acqua per farmi un tè, bastano pochi minuti. Per una pentola per fare la pasta una decina. Scaldare di 10 gradi il Mediterraneo richiede una quantità spaventosa di calore.
In pratica, il calore misura la quantità di energia che fornisco, la temperatura misura l’effetto che ottengo. In questo caso, quanto sono agitate le molecole di quella sostanza a causa del calore che ho fornito.
Fin qui è chiaro? Bene, andiamo avanti.
Se il calore misura la quantità di energia, misura anche quanta energia un oggetto caldo può fornire all’ambiente esterno. In pratica, un mare caldo è come una batteria, una batteria che può alimentare eventi atmosferici al di sopra della superficie. Quindi, più caldo è il mare, più energetici sono eventuali eventi come trombe marine e temporali. E questo è il primo problema.
Secondo: la temperatura. La vita marina è molto sensibile. Ogni specie è adatta a vivere in un intervallo di temperature piuttosto ristretto. Per alcuni, come i coralli, basta davvero poco per farli morire; altri sono più adattabili ma i pesci non hanno condizionatori o caloriferi, per cui se l’acqua diventa troppo calda o troppo fredda, muoiono o, quanto meno, non riescono a riprodursi: le uova muoiono o non si schiudono.
Certo, il mare di per sé non muore: nuove specie, quelle tropicali, finiranno per colonizzarlo, ma ci vorrà tempo per trovare un nuovo equilibrio. Inoltre, alcune di quelle specie sono poco piacevoli, soprattutto per noi, abituati a fare il bagno senza preoccuparci troppo di venire attaccati dalla fauna marina. Chi è stato sul Mar Rosso sa bene di cosa parlo: soprattutto squali e barracuda, ma non solo. Ci sono meduse che sono mortali.
Quindi, è un problema se il Mediterraneo è caldo? Sì, lo è, e non solo per noi. Un Mediterraneo caldo altera tutti i meccanismi climatici al di sopra della sua superficie, cosa che influisce sul clima circostante e alla lunga su tutto il pianeta. Cambiano le correnti atmosferiche, i movimenti dei fronti caldi e freddi, andando a influenzare il clima su tutto il Nord Europa, il Nord Africa e il Medio Oriente. Cambiamenti che hanno portato alle piogge alluvionali a Dubai e alle trombe d’aria nel Nord Italia.
Eventi estremi vuol dire danni economici ingenti, per le abitazioni e per l’agricoltura, ma anche perdite di vite umane. Probabilmente ci adatteremo, ma i danni e le perdite ci saranno e continueranno a crescere. Perché il problema è che non sappiamo se e quando tutto ciò si fermerà. Ogni anno è sempre più caldo, ovvero il pianeta assorbe sempre più calore. Che non vuol dire che la temperatura sarà sempre e costantemente più alta. Ci saranno eventi estremamente freddi e umidi, altri estremamente caldi e secchi.
Perché? Immaginate una corda di quelle che si usano per fare allenamento in palestra. Quelle grosse e spesse, pesanti, che si usano prendendone un estremo e facendolo andare su e giù. Che succede se l’agito piano? Si formeranno delle onde. Non saranno molto alte, perché ho fornito poca energia. Ora aumentiamo l’energia: le onde diventeranno molto più intense. Questo vuol dire creste più alte ma anche valli più basse, quasi a toccare terra. Quando l’energia aumenta, non solo la temperatura media aumenta, ma i sistemi climatici tendono ad “agitarsi” di più, il che vuol dire che gli eventi caldi tenderanno ad essere molto più caldi, quelli freddi ad essere molto più freddi.
Grandine, inondazioni, vento, uragani, pioggia e siccità. Un po’ come il classico toro dei rodei americani, quello finto che si trova in certi bar nel Middle West degli Stati Uniti. Più si agita, più va su e giù, più difficile è rimanere in sella.
La domanda quindi è: riusciremo a restare in sella? La maggior parte degli scienziati ha paura di no. Non è allarmismo gridare al fuoco se la casa brucia. Magari non ha ancora raggiunto camera tua, ma prima o poi succederà.
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