Sono le sette di sera a Fiumicino quando arrivo in aeroporto. Sono venuto a prendere la mia compagna che torna da Torino il giorno dopo un’operazione chirurgica alla spalla. La chiamo: è arrivata. Alla partenza le era stata assicurata assistenza a Fiumicino per portar fuori il bagaglio. All’arrivo le hanno detto che visto che non aveva prenotato la sedia a rotelle — cosa mai servirà una sedia a rotelle a una che ha un problema a una spalla lo sanno solo loro — non possono aiutarla: si prendesse un carrello e facesse da sola. Questo il danno. La beffa ne consegue: non avendo l’euro che serve a prelevare il carrello chiede almeno che qualcuno le cambi una moneta da due. Neanche avesse chiesto un prestito! D’altra parte l’Ufficio Assistenza Passeggeri dell’Alitalia non è mica un ufficio di cambio! Fatto sta che cambiare non è possibile — non hanno monete — ma con un extra è possibile farsi assistere: a pagamento però. Altrimenti arrangiarsi, arrangiarsi: non è forse lo sport nazionale nel nostro Paese? Finalmente riesce a trovare un finanziere gentile che la autorizza a farmi entrare nel ricevimento bagagli per darle una mano.
Nel frattempo io sto girando a vuoto da più di 15 minuti alla ricerca di un parcheggio. Non uno gratuito, ci mancherebbe, né uno di quelli in doppia o terza fila, bersaglio continuo dei soliti vigili che, imbacuccati per il freddo, devono andar su e giù tutto il tempo a far spostar vetture. Non tutte però. Se sei lì a recuperare qualche magistrato o politico allora non c’è problema: parcheggi pure sul posto per disabili. Comunque, davanti a ognuno dei vari parcheggi a pagamento c’è una fila che arriva sulla strada. Torno indietro, mi fermo davanti a un paio di vigili e spiego loro la situazione. Per fortuna ogni tanto si trovano delle brave persone. Mi fanno parcheggiare la macchina in un posto riservato e finalmente riesco a entrare. Qui la mia compagna sta aspettando. Mi fanno passare, dopo i controlli del caso. Prelevo i bagagli, li porto alla macchina, ripartiamo.
Verso casa, lasciandoci alle spalle l’aeroporto, i vigili, il freddo e soprattutto il Servizio di Assistenza dell’Alitalia. Perché lo chiamino così, poi, non si sa. Mistero.
E’ leggendo post come questi, che verrebbe voglia di lasciarli morire di fame, tutti quanti; altro che prestito ponte all’Alitalia!! Io l’avrei venduta, punto e basta.
Vivo in un isola e non prendo spesso l’aereo, ma il traghetto e in Sardegna viviamo in un perfetto monopolio della Tirrenia. Chissà quando scoperchieranno i danni di quella compagnia!!
Antonello Leone