Alcuni avvocati e politici affermano che l’affidamento condiviso, al contrario di quello esclusivo, non si possa considerare giuridicamente accettabile perché rappresenta di fatto un’imposizione da parte dello Stato a occuparsi entrambi dei propri figli.
La risposta a tali affermazioni è nelle parole del Prof. Marino Maglietta, Presidente di Crescere Insieme:
«L’affidamento esclusivo priva un cittadino, a carico del quale nulla viene stabilito, di un suo diritto: l’esercizio della potestà. Equivale dunque a comminare di prepotenza, con la sola forza della legge, una pena in assenza di colpa; un atto contrario al più elementare principio su cui si fonda uno stato di diritto. Quindi la prassi dell’affidamento condiviso che si vuole stabilire non costituisce “obbligo” di investire per forza due soggetti di una facoltà che spetterebbe tipicamente a uno solo, ma “impossibilità” per il giudice di comminare una sanzione senza motivarla con una attribuzione di colpa.»
A questo va aggiunto che l’essere genitori è una condizione del tutto indipendente da quella di essere coniugi, per cui i doveri di mantenimento e cure parentali che lo Stato giustamente richiede ai genitori quando sono sposati, non possono e non devono cessare di esistere per il solo fatto di essere separati o divorziati né possono essere sostituite da quella parvenza di genitorialità che sono l’assegno di mantenimento e il diritto di frequentazione. La vera imposizione inaccettabile è togliere un figlio a un genitore che nulla ha fatto per meritarsi una sofferenza così straziante.
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