Ennesimo caso di una madre che ammazza il figlioletto. E ancora una volta si ripete il solito circo di domande inutili e attestazioni di comprensione, quasi che la vittima sia la madre e non il figlio. Io, invece, mi domando: «E se fosse stato il padre a uccidere il bambino?» Si sarebbero spese lo stesso parole di comprensione per il povero genitore? Avrebbe avuto anche lui gli arresti domiciliari oppure sarebbe stato marchiato come mostro?
Ritengo più probabile quest’ultima ipotesi.
Ci sono migliaia di padri ai quali una giustizia ignorante e un sistema corporativo a difesa dei propri interessi nega sistematicamente i figli. Padri che non hanno commesso alcun reato, che amano i loro bambini e che vorrebbero stare con loro. Invece di spendere qualche lacrimuccia per donne troppo egoiste per affrontare i sacrifici che ogni genitore, maschio o femmina che sia, deve mettere in conto in quanto fisiologico del proprio ruolo, restituiamo ai loro papà tutti quei bambini che questa società insensibile ha reso orfani di un genitore.
Fino a quel momento, questo non potrà essere considerato uno Stato di Diritto. Non da me, comunque.
hai ragione.
Ma tu sai benissimo che una mamma che uccide il bambinetto di pochi mesi non lo uccide con la stessa follia con cui lo ucciderebbe il padre. E’ follia, mostruosa follia, scatenata spesso dalla solitudine di una donna di fronte a qualcosa che lei non si aspettava così. Non è una follia più scusabile, bada che lo sottolineo di nuovo, ma molto più complessa e secondo me più mostruosa di quella di un uomo. Ma solo una donna che ha partorito e si è sciroppata i lunghi primi mesi, può arrivare a capire da dove viene quella follia.
Non ti arrabbiare, papà. I mostri non hanno sesso, ma quando sono donne sono più mostruosi dei mostri uomini.
io invece non la considero un mostro. ma una persona che sta male.
Ma tu sai benissimo che una mamma che uccide il bambinetto di pochi mesi non lo uccide con la stessa follia con cui lo ucciderebbe il padre.
Non, non lo so, spiegami perché. Voglio dire, tu non stai ora parlando di Francesco, Maria, Giovanni, Anna, non stai parlando di specifici individui e di specifici casi; stai parlando di padri e madri. Quindi vorrei capire: perché un padre generico sarebbe un violento mentre una madre generica no? Non mi tirare fuori la qestione dell’istinto materno perché è stato dimostrato che non esiste: è solo un mito. L’unico momento in cui si verifica un cambiamento fisiologico che porta istintivamente alle cure parentali è quando la donna ha nel corpo una certa quantità di prolattina, e questo avviene solo durante il periodo di allattamento.
Tu affermi che questa follia è scatenata spesso dalla solitudine di una donna di fronte a qualcosa che lei non si aspettava così. Guarda che i figli non si fano in una settimana. Ci vogliono nove mesi. E in nove mesi, se appena appena sei una persona responsabile, ti informi, partecipi a un corso pre-parto, leggi libri di psicologia e di pedagogia, come fa qualunque genitore attento. E poi perché parli di solitudine? Hai idea di come possa vivere quel periodo un padre? Per empatia può arrivare a sentire anche lui delle sensazioni fisiche, anzi, c’è uno sforzo di sentire quel figlio, così vicino ma allo stesso tempo così lontano, che monopolizza tutta la sua attenzione. Lo sai che molti ospedali si rifiutano di far partecipare il padre alla nascita? Hai idea di che violenza psicologica sia questa? Hai idea di che momento meraviglioso sia vivere ogni secondo di quella nascita. Non si può spiegare a parole. È pura magia.
Non tutti delegano in toto la gravidanza alle mogli. Ci sono molti compagni che passano tantissimo tempo accanto alla loro compagna aiutandola sia sul piano fisico che psicologico. Ci sono tanti uomini che si occupano dei figli, che si ocuppano della casa, del bagnetto, di cambiarli, di nutrirli, di dar loro il latte nel cuore della notte. Ma questi non fanno notizia. Noi siamo i violenti, siamo gli aggressivi. Un uomo tenero è accettato solo se omosessuale, al punto che su questo stereotipo si fanno persino spettacoli alla televisione.
Io non credo nei mostri. Credo piuttosto nella superficialità e in una società che ha fatto di ogni cosa un reality show, in cui gli unici valori sono il successo, il potere e il denaro, dove i bambini sono tanto carini solo fra i 3 e i 6 anni, quando sono abbastanza autosufficienti da non dare troppi problemi ma ancora così indifesi da catturare la nostra attenzione, sono delle bamboline a nostro uso e consumo, ottime per gli spot pubblicitari. Prima danno troppi problemi, e chi può li lascia alla tata preoccupandosi solo della propria carriera — nota: vale tanto per gli uomini che per le donne — poi sono troppo grandi, troppo critici, diventano quasi dei concorrenti, degli avversari, e danno un mucchio di problemi (e come potrebbero fare altrimenti, con un esempio genitoriale quale è stato dato loro?)
Amore, sacrifici, dedizione, non hanno spazio in questa società. %Egrave; lei il mostro: queste donne (e questi uomini) ne sono solo i figli.
Dandyrougegarcia, la considereresti una persona che sta male anche se fosse stato un maschio?
Hai ragione, ventimila volte ragione. Ma quello che un uomo non capirà mai è quell’attimo di follia che può prendere una madre. Anche quella sana, equilibrata, informata, preparata, consapevole. Anche me, tanto per non parlare di aria fritta. Io che sono lucida quando tutti la lucidità attorno la perdono e ho sfruttato questa mia caratteristica, dote… per lavoro, io so che ci sono stati frazioni di attimo in cui ho capito cosa può passare per la testa di quelle donne. Idem tutte, dico tutte, le mie amiche. Tutte, nelle nostre confidenze di donne alle prese con una maternità ci siamo dette: Ho tirato ben giù la tapparella, che non mi venisse la tentazione di scaraventarlo fuori…. L’abbiamo detto scherzando e ridendo, ma sapendo quale emozione c’era sotto. Chi lo fa, è solo più debole, più fragile, più sola spiritualmente… più stanca, più bambina del bambino che tiene in braccio, più vuota… più impreparata, più stupita…. Malata. Forse.
Nessuno toglie nulla al ruolo del padre. Ma in quei primi mesi, ad una donna può sembrare di non avere più risorse. Di non farcela e di non avere nessuno a cui chiedere aiuto, di non avere scampo. Di non essere in grado. Di non essere più se stessa, e non poterlo essere mai più. E’ una disperazione profonda che ti distrugge dentro.
Vedi la tua vita stravolta.
Io vedevo, vedo anzi, che della me stessa di sei anni fa non è rimasto nulla, mentre mio marito, padre dignitoso e sicuramente fantastico rispetto a quello che ho avuto io, fa la stessa vita che faceva quando aveva 20 anni. Anzi, meglio, perchè allora c’era sua madre che lo rompeva, mentre adesso è libero. Parole sue, non mie.
E qualche volta con un piccolo attaccato alla tetta, col dolore della ragade che prende fino alla schiena, con la giornata scandita dagli orari delle sue poppate ed esigenze, dalle notti insonni, nelle critiche di madri o suoceri, mentre lui era fuori a giocare a pallone con gli amici, mentre il bambino piangeva piangeva e io ero esausta, confesso che ho pianto. E mi sono chiesta che cazzo avevo fatto….
Poi io ho le mie risorse, come la maggior parte delle altre donne. Ma semplicemente non posso dire di non capire.
Bada, ho detto capire, non ho detto giustificare. Nè scusare.
Ci sono tanti, tantissimi ottimi padri. E non tutte le madri sono splendide.
Sono una madre, e per lavoro accompagno molte donne al parto, vedo loro e i loro compagni. Vedo tante reazioni diverse, da parte di entrambi. Ci sono padri tenerissimi e dolcissimi, padri che ho visto partecipare stupendamente.
Ci sono padri migliori di tante madri.
Ma questo non toglie nulla alla realtà della follia del post partum, che può avere solo una donna che ha partorito.
Tolto ciò, ci sono solo delle persone, e francamente sarebbe ora di smettere di dividerle in padri e madri, di distinguerle per il sesso che hanno. Sarebbe ora di chiamarli solo genitori.
Posso capire quello che dici più di quanto tu possa credere. In una situazione diversa, certo, ma la disperazione, la tensione, la follia non sono monopolio di un solo sesso.
Quando mia moglie scivolò in garage con la bambina in braccio e questa si ruppe il cranio, sono state 36 ore di angoscia. Non puoi far nulla se non aspettare tenendole la manina. Non riesci a dormire, a mangiare, a pensare.
Quando me la portarono via, facendomi precipitare in un incubo che si può capire solo se lo si vive. Nessuno dovrebbe mai strappare un figlio a un genitore. In quei giorni penso che avrei potuto uccidere, o uccidermi, per la disperazione o la rabbia.
Ma poi, purtroppo, ho scoperto di avere una psiche comunque robusta, che non mi ha permesso di lasciarmi andare. E ora sto lottando, contro quei criminali che tolgono i figli ai padri come se gli dessero una multa per divieto di sosta. Lotto una battaglia persa in partenza contro quelle corporazioni che sulla pelle di mia figlia e di tanti altri bambini si sono arricchite. Lotto contro una politica che ti sta a sentire solo se la paghi in voti, contro un giornalismo clientelare che ragiona solo in termini di scoop. E intanto il mio cucciolo cresce, lontano dal suo papà.
Odio questa società, questa giustizia. La odio con tutto il cuore, almeno tanto quanto amo la mia bambina.
🙂
Bella frase, quella che mi hai lasciato.
Non aggiungo altro, nè al discorso di sopra nè alla frase. Tanto penso che ci siamo capiti.
Ciao.
Grazie