In un’intervista al Corriere di oggi, l’On. Fassino ha detto
«Fini ha dimostrato in alcuni passaggi di avere la percezione di quello che pensa l’opinione pubblica italiana anche sfidando qualche volta l’impopolarità nel suo partito. Penso alla fecondazione assistita, all’immigrazione. Credo che Fini si renda conto che il Paese guarda sconcertato a questo spettacolo che la destra sta dando (N.d.A.: si riferisce alle dimissioni di Siniscalco e al ritorno di Tremonti). »
Credo che queste affermazioni, più di qualsiasi altre, sanciscano il successo personale sul piano politico del leader di AN. Già nel novembre del 2003, con lo storico viaggio in Israele nel quale condannò seriamente e senza ipocrisie «l’orrore della Shoah ad opera dei nazisti» e le «infami leggi razziali volute dal fascismo», Fini diede un primo segno di quel cambiamento da lui fortemente voluto che ha portato la destra italiana a diventare un partito moderno e democratico, nonostante la presenza tuttora di alcuni elementi legati a vecchi schemi e ideologie.
Oggi, con il riconoscimento di Fassino, che di fatto lo indica pubblicamente come un interlocutore sicuramente più equilibrato e affidabile rispetto a quello che DS considera il suo vero avversario, ovvero Berlusconi, Fini si è guadagnato un posto nella storia di un Paese dove è raro vedere un confronto politico corretto e sereno e dove gli attacchi personali e la cultura del nemico, piuttosto che quella dell’avversario, è ancora prevalente.
Fini non si è mai candidato pubblicamente come leader del centro destra, né ha mai aperto esplicitamente un dibattito sulla leadership di Berlusconi, come hanno fatto altri, ma da fine politico ha di fatto messo una pesante ipoteca su chi possa in futuro effettivamente guidare il centrodestra italiano in un modello realmente bipartitico, ovvero non fatto di coalizioni e alleanze nelle quali i piccoli partiti sono in grado di ricattare i grandi, sia a destra che a sinistra, ma di due grandi partiti capaci di confrontarsi sui problemi del Paese e non perdersi in scaramucce di bassa… lega. E non mi scuso per il gioco di parole.
Letto un po’ in giro. Arrivato per caso. Bella scrittura chiara e didattica. Su Fini un po’ di sopravvalutazione, se posso permettermi. Sicuramente il “politico” migliore di destra, ma quanta strada ancora da fare per avvicinarsi al conservatorismo moderno! Purtroppo siamo in ben altre acque. Stai bene, e grazie delle interessanti e complete riflessioni.
Cyrano.
giusta valutazione dario…
…fini ha sempre puntato dritto alla leadership nel centrodestra, nonostante più volte gli furono messi bastoni tra le ruote: ricordate lo “scandalo” per il lucidissimo ragionamento al riguardo del voto agli immigrati regolari dopo l’applicazione della bossi-fini?
fini si sta dimostrando persona di idee e non di schieramenti, esattamente quello di cui ci sarebbe bisogno oggi nella politica italiana, insieme a pochissimi altri inquilini dell’emiciclo.
abbiamo perso per strada l’acutezza di bertinotti purtroppo, che per anni è stato uno dei pochi che ho considerato “votabile” insieme a fini…
speriamo che la crescita di di follini (che ha capito l’aria che tira) alla scuola di fini non sia intralciata da stupidate, in modo che se proprio fini non riuscisse ad arrivare mai al vertice della destra rinnovata, almeno chi sta coltivando le medesime convinzioni abbia qualche possibilità…
caro Dario, anch’io concordo con le tue riflessioni. Fini conferma di essere una persona equilibrata e competente. Non solo un politico con la P maiuscola, ma un grande comunicatore, che sa trasmettere alla gente messaggi forti e chiari senza urlare, o azzuffarsicon i suoi avversari. Critica costruttiva e non polemiche sterili.