Basta la parola (2)


Ogni tanto si legge su un gruppo di discussione l’eterna polemica sull’uso più o meno corretto di alcuni termini come negro o cieco. È ormai pratica consolidata considerare tali termini politicamnete scorretti, tanto da essere accuratamente evitati da politici e personaggi pubblici. Ma qual è veramente il problema? Perché un termine è corretto e un altro no? Da cosa nasce questa distinzione?

Il problema, in effetti, è legato alla relazione fra utilizzo di un termine e suo significato. Prendiamo ad esempio il termine negro. Questo termine ha un significato ben preciso e in linea di massima identifica in senso generico l’insieme di tutte le etnie che hanno quelli che vengono chiamati appunto, a torto o ragione, tratti somatici negroidi. In passato questo termine era associato di fattoi al concetto di razza negra; la genetica ha ormai dimostrato che, per la specie umana, la suddivisione tradizionale in razze non ha alcun fondamento scientifico. Tuttavia, a priori, non c’è nulla di male a usare un termine per indicare una categorizzazione basata su alcune caratteristiche esteriori, anche se poi, di fatto, le etnie in questione sono spesso molto differenti fra loro. La lingua naturale non sempre è coerente, né si pretende che lo sia, in effetti. Dunque, in sé, il termine negro non ha un’accezione negativa; al massimo si può discuterne la validità sul piano squisitamente scientifico, ovvero antropologico.

Purtroppo i guai sono iniziati nel momento in cui si è cominciato a utilizzare quel termine in senso spregiativo. Una volta acquisita questa connotazione, non è stato più possibile usare il termine negro senza essere tacciati di razzismo e quindi si è dovuto inventare un nuovo termine: nero. Così, ad esempio, negli Stati Uniti d’America si è passati da nigger a black. Gli stessi neri americani hanno usato fino a pochi anni fa il termine balck a indicare tutti gli americani di origine africana, finché anche questo termine ha cominciato a caricarsi di una connotazione negativa, pesantemente offensiva: si è passati cioè dallo «sporco negro» allo «sporco nero», inquinando così irrimediabilmente anche questo vocabolo.

Adesso siamo approdati all’afro: afro-americano, afro-sudaemericano, probabilmente presto anche afro-europeo. Quanto ci vorrà perché il termine afro venga usato per offendere? Non lo so, ma che faremo allora? Inventeremo un altro termine? Rischiamo di ritrovarci in un processo infinito che a questo punto può essere bloccato solo intervenendo sull’uso, non sul termine stesso.

Questa evoluzione è già avvenuta in passato con termini come idiota, barbaro, vandalo, mentre recentemente hanno subito questo mutamento vocaboli come mongoloide e handicappato. Gli stessi aggettivi cieco, storpio e sordomuto alla fine sono diventati tabù e persino il neutrale disabile rischia ormai di fare la stessa fine. Accusando tali termini di essere politicamente scorretti, di fatto ci assolviamo dal fatto di essere stati noi a trasformarli in quello che sono attraverso l’utilizzo che ne abbiamo fatto.

Speriamo che qualcuno non inizi a utilizzare così anche la parola amore o il termine pace, perche allora sì che avremmo dei problemi a trovare dei sostituti.

Il termine idiota viene dal greco idiòtês che significa individuo privato, senza cariche pubbliche, e quindi incapace, incolto e inadeguato. Sempre gli Elleni, invece, chiamavano Barbari tutti i popoli stranieri, anche se rivolgevano quell’appellativo dispregiativo soprattutto agli abitanti dell’Asia, in particolare ai Persiani. Il termine indicava in effetti coloro la cui lingua era initelleggibile, ovvero gli stranieri. In seguitò servì ad indicare vari popoli germanici. Con il nome di Wandili era infine designato in origine un gruppo di popoli della Norvegia e della Svezia meridionale comprendenti, oltre ai Vandali, anche i Goti e i Burgundi.


Un commento su “Basta la parola (2)
  1. Jazzer ha detto:

    Concordo con te. Ogni parola andrebbe valutata nel contesto in cui è usata. Io sono stato accusato di razzismo perché ho usato la parola “nero”. Qui: https://www.jazzer.it/2005/01/non-sono-io-che-sono-razzista-sono.htm trovi la mia risposta

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