In questi giorni le proposte fioccano su come trovare fondi per la ricostruzione delle abitazioni e delle strutture distrutte dal terremoto in Abruzzo. Due in particolare sembrano particolarmente interessanti: la prima, proposta dal Ministro dell’Economia e Finanze Giulio Tremonti, riguarda la possibilità di inserire il terremoto dell’Abruzzo nell’elenco delle causali di destinazione per il 5 per mille; la seconda, dell’On. Giuliano Amato, riguarda l’introduzione di un’imposta una tantum il cui ricavato sarà appunto destinato ai terremotati.
Sembrano due buone proposte, ma lo sono davvero?
Analizziamo la prima. Attualmente il 5 per mille è una delle fonti più importanti di finanziamento per la maggior parte delle associazioni di volontariato che operano là dove lo Stato è assente o da solo non ce la fa a intervenire, così come per buona parte della ricerca, soprattutto in campo medico, come quella contro i tumori, la leucemia, la distrofia muscolare e via dicendo. Proponendo il terremoto fra le causali del 5 per mille, si rischia, sotto la spinta solidaristica che giustamente si è venuta a creare in questi giorni in tutta Italia, di lasciare associazioni e ricerca senza finanziamenti per tutto il 2009 e gran parte del 2010. Pessima idea.
Da buttare, quindi? Neanche per sogno. In sè l’idea ha una sua logica. Qual è l’alternativa, allora? Semplice: destiniamo piuttosto una percentuale dell’8 per mille ai terremotati, diciamo, il 30%. Dato che l’8 per mille va o allo Stato, o alle varie Chiese il cui obiettivo primario è già aiutare chi soffre, si tratta della soluzione più logica. Sarebbe interessante sapere che ne pensano il Presidente della Repubblica, il Papa e i capi delle varie confessioni religiose interessate…
E la seconda? Beh, l’idea di un’imposta una tantum per i terremotati non è sbagliata a priori, ma lo diventa nel momento in cui lo Stato spreca contemporaneamente ingenti quantità di denaro per il mancato accorpamento delle elezioni europee e del referendum per motivazioni di carattere puramente politico, e quindi egoistiche. Forse, anche risparmiando quei soldi un’imposta una tantum sarà ancora necessaria, ma almeno, prima di stabilirne l’entità, sarebbe un atto dovuto da parte del Governo evitare tali sprechi, perché non è giusto imporre ai cittadini, in un momento comunque difficile sul piano finanziario, un’imposta di una certa entità quando un minimo di attenzione nella spesa pubblica potrebbe ridurla consistentemente a parità di ammontare erogato ai comuni terremotati.
si le proposte sono ottime ma anche le parole di daniela melchiorre di trovare i colpevoli non credo siano sbagliate
proposta populista per proposta populista si potrebbe devolvere all’Abruzzo parte del rimborso elettorale per i partiti.
visto che tanto parte del 5 (quando sarà erogato, visto che finora nessun ente ha ricevuto un’euro) e dell’8 per mille sarà già destinato di per sè alla solidarietà, destiniamo all’Abruzzo quello che sicuramente non lo sarà 🙂
km