Roma come Napoli? D’accordo, un disastro così non se lo aspettava nessuno; che poi in certe zone di Roma, causa abusivismo o ex-abusivismo — con i condoni l’“ex” è spesso d’obbligo, purtroppo — la pioggia abbia devastato interi seminterrati adibiti ad abitazioni, è un dato di fatto. Il punto è che almeno l’accumulo eccezionale di spazzatura a seguito dei danni riportati avrebbe potuto essere prevista e invece sembra che il Comune sia stato preso completamente alla sprovvista anche da questo, di problema.
via Domenico Ceccarossi, Infernetto, Roma
Se ancora oggi, a distanza di due giorni dall’eccezionale precipitazione avutasi sulla Capitale, vi fate un giro dalle parti di Casalpalocco, Axa e Infernetto, questo è il triste spettacolo che vi si presenterà agli occhi: decine e decine di cassonetti strapieni circondati da un vero e proprio mare di sacchetti e rifiuti d’ogni tipo, anche ingombranti. Non mancano ovviamente i “cacciatori di tesori”, ovvero uomini e donne che vagano in mezzo a ciò che alcuni hanno buttato come inutilizzabile e che altri, evidentemente, considerano ancora appetibile. Storie di degrado a cui siamo abituati e non saprei più dire se ci sia maggior degrado nel vagare fra l’immondizia in cerca di qualcosa da utilizzare o nel buttar via troppo facilmente qualcosa che poteva essere riparato o riciclato.
via Pietro Castrucci, Infernetto, Roma
Limitarsi a lamentare ignavia, incompetenza e forse anche un po’ di malafede, tuttavia, serve davvero a poco, soprattutto in un Paese in cui polemizzare è uno sport nazionale. Tutti siamo capaci a protestare o a puntare il dito sugli errori degli altri, salvo poi fare gli stessi quando siamo noi a dover decidere. Cosa si sarebbe dovuto fare, allora?
via Apelle, Casal Palocco, Roma
Per prima cosa, partendo dal presupposto che c’era da aspettarsi un aumento significativo di rifiuti, si doveva definire un protocollo di comportamento da comunicare alla popolazione. In pratica, si doveva chiedere alla gente, anche con comunicati in televisione, di raccogliere tutti i rifiuti non deperibili e portarli ai cassonetti scaglionandoli nel tempo, ovvero non buttare via tutto subito, in modo da dare all’AMA la possibilità di smaltire la spazzatura su un periodo di almeno sei o sette giorni; quindi si doveva chiedere di portare ai centri di raccolta i rifiuti ingombranti e non di scaricali vicino al primo cassonetto sotto casa. Quest’ultima richiesta sembra quasi scontata, ma purtroppo la gente a volte sembra davvero pensare che il loro spirito civico non debba oltrepassare la soglia di casa.
via Apelle e via Eupoli, Casal Palocco, Roma
Contemporaneamente bisognava allocare fondi per gli straordinari e definire con l’AMA un piano di raccolta intensiva dei rifiuti che tenesse conto anche delle capacità di stoccaggio delle varie discariche, intensificando e aumentando il numero di passaggi dei mezzi di raccolta soprattutto nelle aree più colpite, in particolare quelle della zona compresa fra il raccordo anulare e Ostia.
Nelle situazioni di emergenza una comunicazione tempestiva e continua che evidenzi quello che si sta facendo e suggerisca in che modo la popolazione possa collaborare con il Comune nella risoluzione dello stato di calamità è assolutamente fondamentale. Nel nostro Paese, così come non esiste una cultura di prevenzione, non esiste neppure una cultura di gestione delle conseguenze dei disastri naturali o causati dall’uomo. Lo abbiamo visto tante volte e forse l’esempio più eclatante è il terremoto in Abruzzo: ancora oggi si discute e si polemizza sui danni causati dal sisma, ma nessuno parla o accenna anche solo al fatto che almeno 18 regioni in Italia, se colpite da un sisma della stessa intensità, riporterebbero un numero analogo di danni e altrettante perdite di vite umane se non di più. E stiamo parlando di sismi che in altri Paesi causano ben pochi danni e un numero limitato di morti. Non voglio neppure pensare a cosa succederebbe in Italia con un sisma di intensità paragonabile all’ultimo avvenuto al largo delle coste giapponesi.
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