Il cervello umano adulto: un chilo e mezzo circa di una massa gelatinosa che occupa più o meno un volume di 1.200 centimetri cubi, caratterizzato da oltre 160.000 chilometri di connessioni sotto forma di assoni mielinizzati. Probabilmente l’organo più importante del nostro corpo, anche se ovviamente sono diversi gli organi di cui non possiamo proprio fare a meno. L’unico comunque, finora, che non siamo in grado di sostituire neppure in parte con una protesi artificiale.
Ebbene, nonostante ormai si sappia molto di questo organo, sono ancora parecchi i miti consolidati e radicati nella nostra società, anche presso persone di un certo livello di cultura, che coinvolgono questa parte del nostro corpo. In particolare vorrei affrontarne due fra i più popolari, ovvero l’asserzione che noi si usi del cervello solo la decima parte e che quella per cui i due emisferi del nostro cervello abbiano compiti diversi, venendo considerato quello destro legato alla creatività e all’intuizione mentre il sinistro è associato alla logica e alla razionalità.
Ebbene, entrambe queste affermazioni sono false.
Da un punto di vista strutturale, il cervello umano è formato da telencefalo e diencefalo. Il telencefalo è diviso a sua volta in due strutture quasi speculari dette emisferi, collegate fra loro dal corpo calloso. Inoltre il cervello fa parte, a sua volta, dell’encefalo il quale comprende anche il cervelletto e il tronco encefalico.
Il telencefalo è formato prevalentemente dalla corteccia cerebrale, ovvero da uno spesso strato di tessuto neurale che in un umano adulto ha una superficie di circa 1,3 metri quadrati ed è ripiegata più volte in modo da riuscire ad adattarsi al limitato volume della scatola cranica. Al di sotto c’è la cosiddetta sostanza bianca formata da fibre mielinizzate. Il telencefalo può essere suddiviso in sei regioni: i quattro lobi (frontale, parietale, occipitale e temporale), la circonvoluzione limbica e l’insula di Reil. Nel sistema limbico c’è l’amigdala, famosa per essere responsabile della gestione delle emozioni e in particolare della paura.
Il diencefalo è formato da talamo, epitalamo, metatalamo, ipotalamo e subtalamo. Queste cinque strutture hanno funzioni estremamente differenziate. Ad esempio, il talamo è legato per lo più alla sensibilità somatica e alle aree motorie, mentre l’ipotalamo svolge una funzione di controllo del sistema nervoso autonomo e una di controllo del sistema endocrino.
Ma torniamo al cervello vero e proprio, anzi, al telencefalo e più propriamente alla corteccia celebrale.
Iniziamo a dire che nel cervello esistono tre tipi di aree o regioni: le aree primarie sensoriali, che ricevono i segnali dai nervi sensoriali e da alcuni tratti nervosi del talamo; l’area motoria primaria, i cui assoni sono collegati ai neuroni motori del tronco encefalico e del midollo spinale; le aree associative, che ricevono segnali dalle aree sensoriali e dalla parte inferiore del cervello e che sono responsabili della percezione, del pensiero e dei vari processi decisionali.
Le varie parti della corteccia cerebrale sono coinvolte in diverse funzioni cognitive e comportamentali. Ogni funzione è spesso localizzata in una specifica area. Ne sono state individuate diverse decine. Una delle suddivisioni più utilizzate è quella sviluppata da Korbinian Brodmann, un neurologo tedesco del XIX secolo, che ne identificò 51. Molte di queste sono state successivamente divise in sottoaree con funzionalità diverse ma lo schema originale è tuttora utilizzato in neurologia.
Proprio una di queste aree è responsabile di aver originato il mito degli emisferi. Due delle aree di Brodmann, infatti, ovvero la 44 e la 45, formano quella che è denominata area di Broca. Quest’area è responsabile della comprensione e produzione del linguaggio ed è localizzata nella parte bassa della terza circonvoluzione frontale, nell’emisfero sinistro. La presenza di quest’area nell’emisfero sinistro, così come di molte altre aree che associamo in prevalenza ad aspetti logici o razionali, ha fatto sì che si credesse che questo emisfero del cervello fosse responsabile dei processi razionali. In realtà il 4% delle persone destrimane e il 15% di quelle mancine hanno l’area dedicata al linguaggio nell’emisfero destro, mentre un altro 15% dei mancini ha le funzioni legate al linguaggio distribuite fra i due emisferi.
In definitiva, sebbene l’emisfero sinistro sia in effetti per il 90% della popolazione umana sede dei centri del linguaggio parlato, della scrittura, della lettura e del controllo prassico della motilità, non esiste una dominanza assoluta di un emisfero sull’altro. In effetti, sebbene i due emisferi siano funzionalmente sede di specializzazioni in parte diverse e complementari, essi si equivalgono complessivamente in termini di importanza funzionale. Come affermano Bryan Kolb e Ian Q. Whishaw, infatti, «nel funzionamento normale del cervello, entrambi gli emisferi contribuiscono, sia pure spesso in modi qualitativamente e quantitativamente differenziati, a tutti gli aspetti dei processi psicologici e del controllo del comportamento». Responsabile del collegamento e dell’integrazione delle varie funzioni del cervello è il corpo calloso.
Parlare quindi di emisfero destro e sinistro ha ancora senso o no? In effetti ha senso, perché ogni emisfero interagisce prevalentemente con la metà opposta del corpo, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti motori e sensoriali. Per quanto riguarda la vista, tuttavia, le connessioni sono più complesse: i nervi ottici provenienti dai due occhi si incontrano in un punto centrale chiamato chiasma ottico; da qui metà delle fibre da ogni nervo si separano per unirsi a quelle dell’altro. In pratica le connessioni che provengono dalla metà sinistra di entrambi gli occhi finiscono nell’emisfero sinistro, quelle provenienti dalle due metà destre, vanno a destra. Probabilmente questo meccanismo facilita il coordinamento motorio.
A questo punto dovrebbe essere evidente come ogni area del cervello abbia una o più funzioni e quindi affermare che usiamo solo parte del cervello non ha alcun senso. Ma da dove origina questo mito? Probabilmente è dovuto a un’interpretazione errata di una scoperta fatta da Santiago Ramón y Cajal, un istologo e patologo spagnolo, premio Nobel per la Medicina, che verificò che di tutte le cellule che compongono il cervello, solo una su dieci è effettivamente una cellula cerebrale, ovvero un neurone. Le altre fanno parte della glia, una struttura che ha diverse funzioni di sostegno per i neuroni e il sistema nervoso in genere. Alcune cellule gliali, infatti, assicurano l’isolamento dei tessuti nervosi e li proteggono da corpi estranei in caso di lesioni, provvedono al nutrimento delle cellule nervose, influenzano la crescita degli assoni e, sembra, sono coinvolte anche nella trasmissione dei segnali.
Ricapitolando: se parliamo di cellule cerebrali, ovvero dei neuroni interessati dai vari processi di controllo dell’organismo, di acquisizione delle percezioni sensoriali, di regolazione delle attività motorie e di organizzazione del pensiero e della comunicazione, ognuno di noi usa il 100% del cervello. Che poi lo usi bene o meno, è un’altra cosa. Secondo, sebbene i due emisferi siano mediamente sede di aree funzionali diverse, ogni attività, sia essa razionale o creativa, sfrutta entrambi gli emisferi, seppure in modo asimmetrico. D’altra parte se davvero usassimo solo una piccola parte del cervello, la maggior parte delle lesioni cerebrali non dovrebbe avere alcuna conseguenza, mentre sappiamo bene come, purtroppo, anche un piccolo danno in una qualsiasi area del cervello ha spesso effetti deleteri.
Spero che questo articolo abbia fatto chiarezza su questi due miti.
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