Chi non ha mai utilizzato Google Maps o Street View alzi la mano! Ok, magari qualcuno c’è, ma è indubbio che si tratti in entrambi i casi di progetti di valore, la cui utilità ha cambiato il modo nel quale eravamo abituati a pensare la rete. Sono molti i progetti di questo tipo in Internet, ormai. Alcuni hanno avuto più successo di altri, ma ognuno ha contribuito a trasformare la rete in un punto di riferimento importante per moltissime discipline. Molti di questi progetti hanno visto il contributo di migliaia se non milioni di utenti, come Wikipedia o i meno conosciuti GalaxyZoo o PlanetHunters. Tutti hanno dimostrato come mettendo insieme il contributo di molti si possa creare in rete un valore unico sul piano della conoscenza.
Fra le tante discipline esistenti ce n’è una che mi ha sempre affascinato, ovvero la linguistica e in particolare l’etimologia, ovvero lo studio dell’origine delle parole. Mi sono interessato più volte anche di linguistica comparativa, soprattutto nell’ambito delle ricerche effettuate durante la stesura di alcuni dei miei romanzi, perché trovo affascinante come Paesi limitrofi usino termini simili per determinati concetti ed altri del tutto differenti, a suggerire come le varie lingue si siano evolute e diffuse anche a seguito di specifici eventi storici. Premetto che sono tutt’altro che un esperto e non pretendo di passare per tale. Diciamo che sono un appassionato, nulla di più.
Recentemente ho trovato queste mappe dell’Europa che mostrano come vengano chiamati alcuni oggetti, piante o animali in vari Paesi dell’Europa e del Mediterraneo. Trovo queste mappe molto interessanti e penso che lo sarebbero ancora di più se avessimo un dettaglio anche maggiore, ovvero se aggiungessimo anche le varie lingue regionali, sia nazionali (come il sardo) che sovranazionali (come l’occitano), i dialetti e gli idiomi locali e se estendessimo questo schema a tutti i termini presenti nelle varie lingue e al mondo intero.
Ovviamente sarebbe un progetto ciclopico, ma non più di quanto non lo sia già, ad esempio, Wikidictionary. Il punto è che ciò che può essere improponibile per un singolo ateneo o istituto di ricerca, può essere realizzato in pochi anni sfruttando al leva sociale nella rete.
Inoltre un progetto del genere avrebbe bisogno di uno sponsor forte per essere realizzato, anche perché serve una piattaforma ben disegnata in modo da lasciare agli utenti semplicemente l’incombenza di aggiungere contenuti. Per questo ho intitolato questo progetto Google Languages. Ovviamente non so se Google sia o meno interessato a un progetto come questo, dato che con l’azienda in questione non ho alcuna relazione, ma sarebbe bello se fossero loro a farlo partire, dato che è un progetto fortemente basato sulle mappe, ambito nel quale hanno una grande esperienza.
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