Chi è l’autore?


Mi siedo al pianoforte e inizio a comporre un brano. Rigo dopo lo rigo lo riporto su uno spartito. Un gruppo di amici ne fa un arrangiamento per pianoforte, batteria, basso e chitarra e lo suona qualche giorno dopo in un locale. Chi è l’autore del brano? Chiaramente io. Loro ne sono gli interpreti.

Adesso mi siedo davanti a una tastiera elettronica e compongo un brano. La tastiera mi offre varie possibilità per l’arrangiamento, per cui faccio tutto io: la parte ritmica, il basso, l’assolo di chitarra e, chiaramente, la tastiera. Alla fine lo pubblico su un sito che vende brani musicali in rete. Chi è l’autore del brano? Ancora io.

Ora mi siedo davanti al computer e, utilizzando un programma di composizione musicale, compongo un brano. Non ho neppure bisogno di uno strumento MIDI: faccio tutto direttamente dal PC, ogni traccia. Ci metto pure degli archi di sottofondo e una voce. Non un canto ma comunque una vocalizzazione. Impacchetto il tutto e lo metto sul solito sito per venderlo. Ancora una volta sono io l’autore.

Infine mi siedo davanti allo schermo e incomincio a interagire con un’intelligenza artificiale (IA) per comporre il brano. Non scrivo un semplice testo per generarlo, è più un lavoro di squadra: do indicazioni sulla tonalità, l’armonia, i tempi e cerco di plasmare la melodia attraverso passi successivi. Non accetto la prima traccia che viene generata ma insisto con la IA finché non ho ottenuto esattamente quello che volevo. Il bello che adesso il risultato è praticamente da orchestra: ho messo fiati, archi, persino un passaggio con un’arpa. Di chi è il brano? Chi è l’autore?

Diciamo che sono io, ma perché? Perché ci ho messo tanto? E se avessi accettato la prima generazione di suoni conseguente al mio prompt, se non avessi alcuna competenza di composizione musicale ma comunque l’IA avesse fatto un lavoro più che decente? Sarei ancora io? Dov’è l’asticella? Come traccio il confine?

Credo che queste domande terranno occupate molte persone nei prossimi anni, perché l’arte non è solo arte: è anche un business, ci sono soldi di mezzo, spesso tanti, e con una IA chiunque di noi può fare cose che una volta erano possibili solo a chi aveva diverse competenze. Certo, chi oggi ha quelle competenze farà anche di meglio, ma qui non stiamo discutendo della qualità del prodotto quanto della sua proprietà. Per fare da colonna sonora a un documentario sulle marmotte non ho bisogno di un’opera sinfonica: mi basta un buon sottofondo e quello oggi lo può produrre anche uno che di musica non ci capisce quasi niente, se utilizza una IA. E naturalmente può venderlo, ma SOLO se lo possiede, se ha il diritto d’autore. Quindi stabilire dove passa il confine fra autore e non-autore è fondamentale.


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