
Chiunque abbia un minimo di cultura e di intelligenza si sarà sicuramente posta la domanda di come sia possibile che politici chiaramente incompetenti, ignoranti e falsi, possano avere tanto successo al punto da essere eletti e arrivare a governare il loro Paese. E soprattutto come sia possibile che persone non certo agiate, finiscano per votare magnati e ricchi imprenditori il cui unico scopo, chiaramente ed esplicitamente, è quello di diventare ancora più ricchi e non certo fare gli interessi dei loro elettori.
Il fatto è che queste persone, opportunamente sostenute da esperti di comunicazione, usano delle tecniche estremamente efficaci per manipolare il loro elettorato. Attenzione, però: non bisogna pensare che tutti gli elettori di questo genere di politici siano analfabeti funzionali. Fra loro ci sono persone intelligenti e persino di cultura. Il fatto è che queste tecniche parlano al cuore e soprattutto allo stomaco, non al cervello. Esse, infatti, si basano su tre potenti emozioni: la paura, l’odio e la paranoia.
La paura
Cominciamo con la paura. Qui la tecnica è semplice e ben nota ma comunque sempre efficace: la creazione di un nemico. Qualcuno a cui dare la colpa dei tanti problemi che affliggono la società moderna e, non solo, come succedeva una volta, il proletariato e i ceti più poveri, ma anche quella che una volta era la classe media, ormai schiacciata poco sopra il livello di povertà da una piccola élite di famiglie che posseggono oltre il 90% della ricchezza del loro Paese.
Il nemico è spesso quello che viene da fuori, che viene a rubarti il lavoro, a violentarti le donne, a delinquere. È povero, brutto e cattivo e, generalmente, si riconosce molto bene per il colore della pelle o l’aspetto, il modo di vestire, la lingua. Se poi ha usi e costumi differenti dai tuoi o ha una fede diversa dalla tua, è anche quello della “sostituzione etnica” e del volerti imporre un diverso stile di vita. Come faccia questo nemico povero, che arriva nel tuo Paese senza conoscere la lingua, a fare tutto ciò, è del tutto irrilevante.
Altre volte è interno, è il tuo vicino di casa, quello che incontri la mattina in ascensore. Perché ha abitudini sessuali diverse dalle tue, e quindi è un depravato, qualcuno che potrebbe corrompere i tuoi figli, portarli verso il “lato oscuro della Forza”. E magari cerca di avere dei figli con oscure pratiche scientifiche o, comunque, in un modo “non naturale”. Insomma, è il “diverso”. E qui di nuovo, bisogna difendere i valori della “famiglia tradizionale”, ovviamente guardandosi bene dall’evidenziare come in tale fantastica famiglia da “Mulino Bianco”, spesso si nasconda davvero il “mostro”: il padre che violenta le figlie, la madre che si prostituisce e “concede” i figli agli amici, la violenza domestica, l’alcolismo, la droga. Purché sia una “famiglia naturale”, “biologica”, e purché gli “altarini” non si sappiano troppo in giro, soprattutto le “corna”, tutto è permesso.
Così il politico di turno si erge a paladino dei valori morali e della religione del suo Paese, ne vuole difendere i confini, proteggere i suoi connazionali. Basta votarlo e, sicuramente, farà tutto ciò che sarà necessario fare. Sarà l’uomo o la donna forte del momento, un punto di riferimento, un “faro” nell’oscurità.
L’odio
Se la paura è un sentimento potente, l’odio lo è ancora di più. Quando si odia, si farebbe qualunque cosa per colpire l’oggetto del nostro odio, persino a scapito nostro e delle persone a noi care. Ed è questo il gioco che si innesca su questo sentimento: se mi eleggi, io ti prometto che colpirò in ogni modo possibile coloro che tu odi. A questo punto, gli elettori non si porranno neppure il problema di cosa quel politico farà per loro, purché attacchi l’oggetto del loro odio. Persino quando le misure prese penalizzeranno per primi proprio loro, saranno comunque felici di vedere coloro che odiano essere penalizzati, discriminati, incarcerati o espulsi. E non si faranno alcun scrupolo se fra loro ci sono anche bambini innocenti, magari strappati dalle loro famiglie, anzi, ne gioiranno, perché “giustizia è fatta”.
Ma chi sono queste persone? Chi è che odiamo? Ebbene, chiunque non sia come noi, non abbia il colore della nostra pelle, il nostro aspetto, i nostri costumi, la nostra fede. Sono gli “altri”, tutti gli altri. A questo punto non si tratta neppure dei “diversi”, perché questa volta la diversità si può fondare su criteri del tutto inconsistenti, su “etichette” inventate appositamente e appiccicate addosso a queste persone. Sono “quelli di o quelli che”, e qui ci potete aggiungere quello che volete.
E di nuovo, arriva il nostro Salvatore, colui che si erge a difesa della nostra identità, perché siamo il popolo eletto, la razza eletta, la cultura eletta. Noi siamo il “bene” e gli altri il “male” ed è giusto colpire il male, con qualsiasi mezzo. Non esistono diritti, o pietà o compassione perché gli altri non sono a quel punto neppure ”esseri umani”. Non hanno diritti e quindi perché porsi dei problemi? Possiamo far loro quello che vogliamo senza sentire sensi di colpa, senza sentirci “cattivi” o “sbagliati”.
La paranoia
Questo è un sentimento molto più sottile. Racchiude in sé paura e odio, come nei casi precedenti, o li genera, ma in modo molto più insidioso. Qui la tecnica usata è più sofisticata. In pratica si tratta di promettere qualcosa che si sa perfettamente di non poter fare perché non è fattibile, non ha una solida base scientifica o tecnica o, semplicemente, perché è illegale se non addirittura viola i principi costituzionali del Paese in cui viviamo. Il politico questo lo sa benissimo ma il suo elettorato no. Così, quando il politico propone o addirittura emette un decreto e qualcuno glielo fa notare se non addirittura lo blocca, come ad esempio un tecnico, uno scienziato, un funzionario o, più spesso, un magistrato, parte la narrativa del “complotto”.
Il gioco è fatto: avete visto? Io ho cercato di mantenere la promessa ma “loro” non me lo permettono. È un complotto, sono i “poteri forti” che si oppongono al cambiamento, è la “Scienza Ufficiale” che non vuole che si sappia la verità, il “mainstream”. Monta così il popolo del “non ce lo dicono”.
Questa volta non si tratta di un nemico riconoscibile da una sua specifica caratteristica ma per il semplice fatto che si oppone a colui che vuol “fare i nostri interessi”, a chi ama il suo popolo e deve lottare contro questo potente avversario che non gli permette di portare a termine quello che sapeva benissimo non avrebbe mai potuto fare.
Conclusione
Queste sono solo alcune delle tante tecniche di disinformazione che permettono a questi individui di raggiungere il potere. Ed è solo la prima fase di una strategia molto sofisticata e ben rodata. Una volta arrivati al potere, democraticamente, parte la seconda fase, quella dell’accentramento del potere, del monopolio e del controllo dell’informazione, del silenziamento degli avversari politici, e infine del “consolidamento”, ovvero del creare tutta una serie di barriere per impedire ad altri di disfare quello che si è riusciti a costruire, ovvero un bastione in cima alla piramide dal quale controllare tutti gli altri.
Così muore la democrazia, un processo che da quella stessa democrazia nasce e che, della democrazia, ne sfrutta le caratteristiche, per poi eroderla lentamente e portare le persone a sentirsi “protette”, sotto un regime paternalistico ma oppressivo che non tollera né dissenso o né critiche. Un percorso che trasforma gradualmente la democrazia in un sistema autoritario, dove il potere è concentrato nelle mani di pochi, e dove le libertà individuali e i diritti civili sono sacrificati in nome di una presunta sicurezza o stabilità.
Tutto questo avviene a volte con la tecnica della ciotola di riso, dove i diritti vengono consumati lentamente, tanto da non accorgersi di fare la fine della “rana bollita”; altre volte avvengono con una rapidità straordinaria, perché la separazione e la distribuzione dei poteri tipici delle democrazie ha lo svantaggio di non permettere una rapida reazione e quindi permette a chi sa agire velocemente e con decisione, di arrivare a un “punto di non ritorno” prima che le forze democratiche possano fare qualcosa per impedirlo.
E questa, purtroppo, non è una favola, ma la realtà che stiamo vivendo oggi, nel XXI secolo, un inizio secolo che probabilmente la Storia ricorderà come “Secolo Buio”.
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