In mezzo, il nulla


È di oggi la notizia data dal «Corriere della Sera» di una novantottenne alla quale il Tribunale di Macerata ha rinviato l’udienza al 2010. Impegnato nella battaglia civile per pari diritti e dignità fra genitori separati nella delicata questione dell’affidamento dei figli, di situazioni altrettanto kafkiane ne vedo e ne sento ogni giorno. E mi sono stancato di vedere che il giornalismo italiano ne fa solo una notizia, ovvero una curiosità.

Credo che in Italia manchi il giornalismo attivo, ovvero il giornalismo capace di usare la parola come mezzo di miglioramento della società stessa.

Il nostro giornalismo è come un’altalena: da una parte c’è la cronaca pura che si occupa di società, giustizia e quant’altro semplicemente come fonte di notizie più o meno curiose quale riempitivo delle colonne dei quotidiani, spesso semplice copia delle veline di qualche agenzia di stampa. Dall’altra c’è l’opinione pura, purtroppo molto spesso semplice vestito delle tante marchette intese a dare risalto a questo o quell’uomo — o donna — di potere, sia esso politico, industriale o quant’altro.

In mezzo il nulla, un nulla che pesa sulla nostra società ma, evidentemente, non sulla coscienza dei tanti giornalisti che scrivono su quotidiani e periodici vari.

Copyright © Sergio Staino

In un Paese veramente democratico non è il pluralismo dei partiti a garantire la democrazia, ma l’esistenza di un sistema di informazione veramente libero e indipendente, capace di scavare nella società alla ricerca di tutto quello che non va per denunciarlo, portarlo alla luce, mettendo alla gogna coloro che sulla pelle della gente onesta si arricchiscono o quanto meno ci vivono, o anche semplicemente segnalando gli incompetenti, i fannulloni e tutti coloro che, avendo una posizione di responsabilità, non si dimostrano all’altezza della loro posizione.

Invece ci troviamo a leggere ogni giorno, da una parte, articoli opportunamente addomesticati a uso e consumo di chi ha interesse a far passare certi messaggi e altri no, come succede con certe lobby di avvocati nel campo degli affidamenti dei minori, dall’altra pezzi che esaltano l’ignavia, la malafede e persino l’illegalità facendone oggetto di semplice curiosità e alimentando così quel senso di assuefazione tipicamente italico che fa del «tanto le cose non cambieranno mai» il suo cavallo da battaglia.


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