Ormai sembra essere un fatto accertato che prima o poi l’editoria digitale sostituirà quella cartacea. I vantaggi sono molti, sia per gli editori, che per gli autori. E i lettori? Prezzi più bassi, la possibilità di portarsi dietro mezza biblioteca in una tavoletta grande come un tascabile… si direbbe di sì, anche se poi in fondo serve davvero aver sempre con sé qualche centinaio di titoli? Eppure qualche problema c’è e se non si risolverà in fretta allo stesso modo in tutti i Paesi, molti potrebbero ricredersi sulla convenienza ad acquistare libri elettronici.
A casa ho circa 5.000 libri, per lo più volumi di narrativa ma anche saggi, testi universitari e qualche libro di poesie e di fotografia. Una parte di questi, circa duecento, li ho ereditati da mio nonno e, quando i miei genitori non ci saranno più, mia sorella e io avremo qualche altro migliaio di libri da dividerci, di cui la metà in italiano e la metà in inglese. Ovviamente, alla mia morte, quasi tutti i miei libri verranno ereditati da mia figlia che ha già iniziato comunque a farsi la sua biblioteca personale: sono già alcune centinaia i volumi che ha, e ogni anno ne compra qualche decina, sia nuovi che usati, per lo più in italiano ma anche in inglese e francese, oltre ad alcuni testi di studio in latino e greco antico. Se poi aggiungessimo i libri della mia compagna e quelli che a sua volta lei potrebbe ereditare alla morte del padre, probabilmente, fra tutte e due le famiglie, arriveremmo a superare in tutto i diecimila volumi.
Alcuni di questi libri sono abbastanza vecchi, dato che sono stati pubblicati nel periodo a cavallo della seconda Guerra Mondiale, ovvero dal 1940 al 1950. Ce ne sono alcuni poi che risalgono ai primi del ‘900 e altri ancora più antichi, sebbene siano davvero pochi. Nel complesso non si tratta certo di libri rari, ma avere tra le mani un libro stampato un secolo prima, se non di più, fa comunque una certa impressione. Un paio di libri hanno più di tre secoli, ma non è poi così inusuale in Italia, dove i libri vengono trasmessi in alcune famiglie generazione dopo generazione, passando più o meno intatti attraverso i secoli. Un mio amico aveva nella sua biblioteca diversi libri del 1600 e uno del 1500, tutti in ottime condizioni.
La carta ingiallisce, l’inchiostro sbiadisce e, se non si sta attenti, muffa e insetti vari possono danneggiare le pagine e la copertina, ma con un minimo di attenzione un libro cartaceo di quattro secoli può arrivare quasi intatto fino ai giorni nostri. Così un libro diventa ben più che un semplice scritto, ma un vero e proprio pezzo di storia. Editori storici che oggi non esistono più, edizioni poi modificate più volte nel corso dei secoli, testi pubblicati in edizioni limitate e numerate: quasi tutto questo materiale è invisibile a un mondo che ormai pensa che sia reale solo ciò che è pubblicato in rete. Fino a qualche decina di anni fa non c’era un solo libro italiano che avesse un codice ISBN e ancora oggi è poco usato. Molti titoli e autori non li troverete mai con Google, neppure come riferimento, anche perché la maggior parte dei cataloghi in rete si riferiscono a libri in vendita, non a testi che sono ormai presenti solo nelle biblioteche private.
Va bene, mi direte, abbastanza interessante, ma a che pro tutto ciò? Ebbene, questo articolo mi è venuto in mente leggendo una notizia, ovvero il fatto che si diceva che Bruce Willis, il noto attore americano, avesse espresso il desiderio di lasciare in eredità ai figli la sua collezione di brani musicali acquistati su iTunes, e che la Apple si fosse opposta affermando come ciò non fosse possibile. In seguito la notizia era stata smentita dalla moglie di Willis, ma non riguardo alla clausola in questione ma solo al fatto che Bruce volesse fare causa alla Apple. Il problema quindi è reale: molti non lo sanno, infatti, ma in realtà, quando si acquista un brano su iTunes, non se ne acquista la proprietà ma solo la licenza d’uso. Questa non prevede il passaggio di testimone, ovvero non è possibile cederla ad altri, neppure in caso di morte del licenziatario.
Ora, il punto è che questo problema non riguarda solo i brani musicali ma anche i libri digitali. Quando acquistate un libro elettronico, non è detto che ne stiate acquistando la proprietà. Questo aspetto ha delle serie implicazioni. Se infatti la mia biblioteca di 5.000 volumi fosse tutta digitale, mia figlia non ne riceverebbe neppure uno alla mia morte. Tornerebbero in pratica a chi me li ha “venduti”. Pensate se tutto ciò fosse successo in passato. Oggi molti di noi non avrebbero sugli scaffali i libri acquistati dai nostri genitori, o dai nonni, se non addirittura testi passati da una generazione a quella successiva attraverso i secoli. Testi ovviamente che oggi non vengono più pubblicati e che quindi sarebbero andati perduti per sempre.
Ad ogni modo sono andato sul sito di Amazon, uno dei maggiori distributori di libri digitali e, anche se con molta difficoltà, perché non è poi così immediatamente visibile anche a chi la stia cercando, ho trovato la seguente clausola [Amazon.it]:
Uso del Contenuto Digitale
Con il download del Contenuto Digitale e con il pagamento dei relativi costi (comprese le tasse applicabili), il Fornitore di Contenuti vi concede il diritto non esclusivo di visualizzare e usare il Contenuto Digitale per un illimitato numero di volte, esclusivamente sul dispositivo Kindle o sull’Applicazione di Lettura, oppure con le diverse modalità previste per il tipo di Servizio, unicamente sul numero di dispositivi Kindle o Altri Dispositivi specificati nel Kindle Store ed esclusivamente per vostro uso personale e non commerciale. Salvo che sia diversamente specificato, il Contenuto Digitale vi viene concesso in licenza d’uso e non è venduto dal Fornitore di Contenuti. Il Fornitore di Contenuti potrebbe includere delle condizioni d’uso aggiuntive relativamente al suo Contenuto Digitale. Anche quelle condizioni saranno applicabili, ma sarà il presente Contratto a prevalere in caso di un eventuale conflitto. È possibile che alcune tipologie di Contenuto Digitale, come i Periodici, non siano disponibili tramite le Applicazioni di Lettura.
Limitazioni
Salvo diversa specifica indicazione, non potrai vendere, dare in noleggio o affitto, distribuire, trasmettere, concedere in sublicenza o altrimenti trasferire qualsiasi diritto relativo al Contenuto Kindle o qualsiasi parte dello stesso a terzi, e non potrai togliere o modificare alcuna informazione o etichetta circa la proprietà riportata sul Contenuto Kindle. Inoltre, non potrai bypassare, modificare, annullare o eludere i dispositivi di sicurezza che proteggono il Contenuto Kindle.
In effetti tre anni fa Amazon decise di cancellare dai Kindle di tutti gli utenti i due romanzi di Orwell “1984” e “La fattoria degli animali” in quanto aveva scoperto che erano stati venduti senza avere i diritti d’autore e quindi erano a tutti gli effetti copie non autorizzate [Corriere della Sera]. Così, avendo la possibilità di accedere remotamente ai contenuti dei Kindle, aveva provveduto ad eliminare ogni copia acquistata dei due titoli, e tutto ciò senza fare alcun tipo di comunicazione pubblica. Ovviamente aveva rimborsato agli acquirenti il prezzo del titolo rimosso, ma la cosa non andò giù a molti, tanto che un giovane fece causa ad Amazon per la rimozione del volume acquistato e la vinse [eBook Readers].
Quindi, almeno per quanto riguarda Amazon, così come Apple per i brani musicali, l’acquisto di un libro digitale corrisponde solo all’acquisto di una licenza d’uso, sebbene la questione sia assolutamente aperta e comunque non ben definita, anche perché ogni Paese ha leggi diverse e comunque sono pochi quelli che hanno già affrontato il problema. Certo, in futuro, quando buona parte dei libri, brani musicali, film e serie televisive saranno distribuiti solo in modalità elettronica, la questione dovrà essere chiarita, possibilmente con una normativa internazionale, ovvero valida in tutti i Paesi, altrimenti la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi.
Riguardo ai libri digitali c’è anche un’altra considerazione da fare: il formato. Non mi riferisco alle dimensioni o al tipo di rilegatura, ovviamente, ma alla codifica del testo. In una vecchia scatola ho ancora diversi floppy disk da 5 pollici. Da qualche parte dovrei avere ancora un lettore, ammesso che funzioni, e forse potrei ancora pensare di leggerli attaccando quest’ultimo al mio attuale computer, ma dubito sarei in grado di leggere la maggior parte dei file che ci sono all’interno, perché il formato usato poteva essere letto solo da programmi che non esistono più e non è detto che sarei in grado di convertirli. In qualche caso probabilmente non saprei neppure più quale era il programma che avevo utilizzato per crearli. Alcuni di questi file contengono testi, altri immagini o elementi grafici, altri ancora musica e suoni.
Noi diamo per scontato che i formati usati oggi saranno sempre validi, ma la storia ci insegna che non è così e non sempre è facile trovare programmi che leggano o siano in grado di convertire vecchi formate. Provate ad esempio a leggere un vecchio file grafico DRW o SYM di Lotus Freelance Graphics per Windows 3.1. Una vera impresa.
Cosa succederà allora quando il Kindle o l’iPad saranno obsoleti e dimenticati come oggi lo sono il Sinclair QL o il Commodore Amiga? Ci saranno ancora sistemi in grado di leggere o convertire quei formati? Forse, e forse no. Questo potrebbe succedere fra dieci, cinquanta o forse duecento anni, ma se si considera il fatto che ancor oggi noi possiamo leggere i rotoli del Mar Morto, che hanno oltre duemila anni, allora la questione tempo è del tutto ininfluente: è molto probabile infatti che gran parte della produzione letteraria attuale potrebbe andare perduta semplicemente perché l’inchiostro digitale è molto più volatile di quello di china.
Che conclusioni possiamo trarre da tutto ciò? Ovviamente non è pensabile fermare la rivoluzione digitale e saranno sempre di più i testi che saranno pubblicati nei prossimi anni anche in formato digitale, se non addirittura solo in quel formato, ma se non si definisce chiaramente la questione della trasmissibilità della licenza rischiamo di perdere quello che forse è il valore maggiore di un libro e cioè la sua capacità di viaggiare nel tempo e trasmettere il suo contenuto a una generazione dopo l’altra, passando dai genitori ai figli, ai nipoti e così via. I libri, infatti, sono macchine del tempo per le idee e la cultura.
In pratica, un vero libro è per sempre.
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